Può il quartetto del Rigoletto diventare un momento esilarante, irresistibile, dalla forza comica trascinante? A VeronaLirica si può.

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©Sarah Baldo

Si può essere grazia alla forza magnetica di quattro artisti che decidono di giocare con il proprio talento di artisti e istrioni. Così il “Bella figlia dell’amore diventa il litigio tra una Maddalena seduttrice irrefrenabile e una Gilda (trattenuta dal padre) altrettanto combattiva per avere il bel Duca, che viene strapazzato e avvinto tra le due dame. Difficile descrivere a parole il momento tanto era il divertimento degli interpreti e del pubblico, ma facile è descrivere la loro bravura.

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Il tenore Azer Zada faceva in questa occasione il suo debutto sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, mettendo in luce una vocalità di bel colore e con felici intuizioni espressive, evidenti soprattutto nel lamento di Federico da “L’Arlesiana” di Cilea, oltre che nella celebre romanza di “Tosca” (“E lucevan le stelle”) e nel duetto con Micaëla dal primo atto di “Carmen”. Siamo sicuri che le notevoli qualità non potranno che perfezionarsi e accrescere con l’esperienza del palcoscenico, che è sempre la miglior maestra.

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©Sarah Baldo

Ad una settimana dal suo magistrale Dottor Malatesta nel “Don Pasquale”, Federico Longhi tornava a Verona interpretando due grandi classici del repertorio concertistico baritonale: “Sois immobile” da “Guillaume Tell” e “Eri tu” da “Un ballo in maschera”. Il baritono valdostano metteva in luce tutte le sue qualità da baritono grand-seigneur, raggiungendo il culmine nell’aria verdiana, in cui anche grandi titani sono affondati, dipingendo ad arte e con morbidezza l’infinita malinconia delle “dolcezze perdute”.

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©Sarah Baldo

Anna Maria Chiuri è un’artista travolgente dalle enormi doti interpretative e teatrali, che si notano nella veemenza della sua Eboli (“Nel giardin del bello” e “O don fatale”), nella commozione della sua Adalgisa, ruolo già interpretato al Filarmonico nel 2017, e nella simpatia di Mrs. Quickly nel duetto del II atto con Falstaff. Alle sue capacità attoriali si aggiunge inoltre una vocalità di timbro deciso e di volume importante.

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Silvia Dalla Benetta tornava a Verona dopo un’assenza di otto anni circa e lo faceva in grande stile, regalando al pubblico una meravigliosa esecuzione della cavatina di Semiramide, “Bel raggio lusinghier”, in cui metteva in luce tutte le sue qualità da belcantista di razza. Qualità che si confermavano ulteriormente nell’interpretazione della sua Norma, sia in quella mitica pagina che è “Casta diva”, che nel duetto con Adalgisa del II atto (“Mira, o Norma…Sì, fino all’ore…”). Grande emozione anche nel risentire la sua Micaëla, di cui è stata paradigmatica interprete all’Arena nel 2010. Una grande cantante e una grande artista, che ci piacerebbe veder tornare presto su questo palcoscenico. 

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Grande protagonista accanto ai cantanti era l’Orchestra di fiati giovanile di Verona diretta da Giuliano Bertozzo, la quale offriva un florilegio di pagine da musica da film, oltre che un grande omaggio allo swing di Benny Goodman con “Benny Goodman memorie”, sulla cui coda si scatenavano in danze anche gli interpreti vocali.

Infinite lodi vanno a Patrizia Quarta, orchestra insostituibile e accompagnatrice d’eccellenza.

Come sempre sapiente, divertente e divertita la presentazione di Davide da Como.

Al termine come sempre un grande e calorosissimo successo.

Francesco Lodola

Verona, 10 marzo 2019

 

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