Una piacevole e riuscita edizione del capolavoro rossiniano viene accolta da meritati e unanimi consensi nella Sala del Bibiena per la replica pomeridiana della domenica.
“Verdi e Rossini sono come il maiale, tutti da gustare!” ripete soddisfatto un “decano” della platea bolognese al termine della pomeridiana domenicale de “Il Barbiere di Siviglia”, andato in scena al Comunale in questa nuova produzione destinata tra l’altro ad una prossima tournée in Giappone.
E pur se dette con simpatia sono parole vere, ancor più quando ad una partitura così godibile si associa un’esecuzione all’altezza, frutto dell’intesa e dell’affiatamento di una compagnia coesa e ben preparata.
L’allestimento vede la regia di Federico Grazzini, che sposta l’azione nell’Ottocento contemporaneo a Rossini stesso, un’epoca perfetta per rappresentare al meglio i valori e le caratteristiche del mondo di Don Bartolo. L’idea è quella di sottolineare gli aspetti meta-teatrali e quella sorta di sospensione dal tempo e dalla realtà che contraddistinguono l’opera.

Ecco quindi che la scena si apre in uno spazio completamente vuoto e si concluderà analogamente, a voler rimarcare la finzione di ciò che avviene all’interno, a mo’ di racconto con un inizio e una fine (e vi è anche un cartello luminoso a simboleggiarlo). Ma subito la storia comincia e prende forma un’ambientazione quasi da cartone animato, i cui elementi scenici si assemblano a vista, portati talvolta dagli stessi personaggi. Sono diversi gli spunti e le idee originali che arricchiscono la regia e si associano ad una recitazione sempre curata e ben inserita.

Dalla enorme palla che insegue i personaggi nel finale del primo atto, simbolo della imprevidibilità e del caos che regna tra i protagonisti il cui cervello “si riduce ad impazzar”, al busto di un egocentrico Don Bartolo (appassionato cacciatore, durante l’ouverture un povero fagiano cade stecchito da un suo colpo di fucile) più volte oggetto degli sfoghi da parte della povera Rosina segregata in una casa che lo spettatore vede prima dall’esterno per poi “entrarvi” nel momento in cui la giovane tenta di fuggirne rimanendovi intrappolata dentro, in un bel gioco di movimenti scenici. Scene che sono firmate da Manuela Gasperoni, insieme alle luci di Daniele Naldi e i bei costumi dalle tinte vivaci di Stefania Scaraggi.
Anche la parte musicale risulta complessivamente soddisfacente.

La direzione dell’Orchestra del Teatro Comunale è affidata al M° Federico Santi, che con guida sicura stende un tappeto musicale ben equilibrato fra le parti ed una lettura convincente. I tempi sono piuttosto rapidi e qualche rallentando gioverebbe a dare maggior risalto a frasi che musicalmente e teatralmente lo richiedono. Nonostante ciò sembra mancare in parte quel “mordente” tipicamente rossiniano che avrebbe trasformato una prova già di per sé solida in una eccellente.
Positivo e quasi perfetto nella sintonia con l’orchestra, il coro del Teatro Comunale preparato dal Maestro Alberto Malazzi.

Il cast vede nella parte del Conte di Almaviva il tenore Diego Godoy, voce non dotata di particolare volume ma usata con buona padronanza tecnica e ottima preparazione della parte. L’aria finale “Cessa di più resistere” viene tagliata come sovente accade ma sono comunque tanti i momenti in cui si apprezza la sicurezza nelle tante insidiose agilità.

Bartolo è il sempre grande Marco Filippo Romano. Accanto ad una solidità vocale che ben conosciamo vi è una caratterizzazione del personaggio irresistibile e portentosa su cui è persino superfluo dilungarsi oltre: incontenibile nel dare sempre il meglio di sé da vero artista qual è.

Cecilia Molinari è per noi una gradevole sorpresa. La giovane, nei panni di Rosina, sfoggia un timbro brunito e morbido, omogeneo in tutti i registri e si dimostra interprete sobria e raffinata nelle scelte stilistiche musicali e interpretative, supportata da una tecnica robusta.
Figaro è Vincenzo Nizzardo, la cui prova è sicuramente positiva, nonostante qualche riserva nelle note più acute. La varietà d’accenti, la musicalità e il piglio sulla scena ne garantiscono comunque una convincente personificazione del factotum e protagonista.

Basilio è Andrea Concetti, cantante che può vantare e dimostrare esperienza nel repertorio, tratteggiando il proprio carattere con le giuste intenzioni recitative e con uno strumento valido e funzionale ad una meritevole performance.
Brillante e di grande simpatia Laura Cherici nel ruolo di Berta, molto partecipe e ben inserita, nonché in grado di declinare con la finezza già notata in Cecilia Molinari le variazioni richieste.
Corretti Nicolò Ceriani (Fiorello), Sandro Pucci (Un Ufficiale) e Massimiliano Mastroeni (Ambrogio).
Applausi convinti per uno spettacolo che vede tra i punti maggiori di forza una certa unità d’intenti e di affiatamento tra i diversi interpreti, tutti particolarmente a proprio agio nel divertire e nel divertirsi sul palcoscenico.
Grigorij Filippo Calcagno
Bologna, 24 marzo 2019