“Les contes d’Hoffmann” è un’opera complessa e proprio per questo ha una diffusione più rara rispetto ad altri titoli operistici francesi.
In questa occasione l’opera è stato un vero e proprio successo al San Carlo, forse uno dei più grandi di questa prima metà della stagione lirica del Massimo napoletano. E questo successo ha investito tutti gli interpreti, dai cantati al Coro sul palcoscenico, dagli orchestrali sancarliani al direttore sul podio. La regia di Jean-Louis Grinda ha proposto una rappresentazione che potremmo definire ricca e che ha richiamato sul palcoscenico tanti personaggi, spettatori intrigati dalle storie di Hoffmann. Anche le scene di Laurent Castaingt hanno creato sul palcoscenico uno spazio di osservazione per gli amici di Hoffmann, che in realtà spesso costituiva una “zona neutra” per il protagonista e il suo amico Nicklausse, che lì più volte passavano da soggetti attivi delle storie a spettatori e commentatori.

Con un abile gioco di luci e ombre, soprattutto nei primi tre atti, Castaingt ha rappresentato non solo le amate da Hoffmann, ma anche il suo eterno rivale, la sua nemesi, il maligno. Eleganti e colorati i costumi di David Belugou, tipici di quel periodo storico – fine ‘800 – in cui visse Hoffmann.
La direzione dell’Orchestra del Teatro San Carlo è stata affidata al Maestro Pinchas Steinberg che ha condotto con grande maestria gli orchestrali. La sua è stata una direzione sapiente, da esperto conoscitore di questo repertorio, che ha padroneggiato senza mai far avvertire un momento di cedimento. Steinberg ha creato un rapporto quasi comunicativo tra la musica e il canto trascinando tutto il pubblico sulle note di Offenbach. Un’ottima interpretazione anche quella del coro del San Carlo, ed è certamente grazie al Maestro Gea Garatti Ansini se il Coro riesce in questa stagione lirica a dare il meglio di sé sia vocalmente che scenicamente.

Come già detto sopra, le ovazioni destinate agli interpreti sono state numerose. John Osborn ha vestito in maniera eccellente i panni del protagonista Hoffmann: non solo ha convinto per la sua presenza scenica, ma anche per la sua voce potente e soprattutto duttile, caratteristica che ha molto colpito il pubblico perché è il ruolo di Hoffmann implica una certa capacità nel cambiamento di toni, da quello più malinconico e romantico a quello più comico e ilare.

Nicklausse/La Musa è stata interpretata da Annalisa Stroppa e anche la sua è stata un’interpretazione molto convincente: la sua voce da mezzosoprano si è rivelata potente ma soprattutto ben gestita e dalla dizione chiara.

Lunghi applausi per la “bambola” Olympia Maria Grazia Schiavo che, oltre ad aver perfettamente centrato e divertito con il personaggio dell’automa, ha entusiasmato il pubblico con la sua voce cristallina, dall’ottimo volume e dal timbro pulito.

La malinconica Antonia è stata ottimamente interpretata dal soprano Nino Machaidze che ha saputo abilmente usare la sua voce calda e morbida nei momenti di grande pathos e in quelli più struggenti.

Ottima anche l’interpretazione di Josè Maria Lo Monaco nei panni della cortigiana Giulietta: sia la sua voce morbida che la sua presenza scenica hanno contribuito a rendere questo personaggio ammaliante. Il ruolo del “cattivo” è stato affidato ad Alex Esposito, basso-baritono dalla voce piena e drammatica e dalla forte presenza scenica, caratteristiche importanti per poter interpretare i ruoli di Lindorf, Coppélius, Dr. Miracle e lo stregone Dapertutto.

Lunghi applausi anche per Michela Antenucci (Stella), Orlando Polidoro (Andrès, Cochenille, Frantz e Pittichinaccio), Roberto Abbondanza (Crespel), Enrico Cossutta (Spalanzani), Fabio Zagarella (Hermann, Schlémil), Pasquale Scircoli (Nathanaël, studente), Enrico Di Geronimo (Luther), Federica Giansanti (La mère d’Antonia).
Certamente, quest’opera rimarrà per molto tempo nel cuore del pubblico del Massimo napoletano per aver richiamato tra le migliori voci al mondo.
Pia Lombardi
Napoli, 24 marzo 2019
Un pensiero riguardo “‘O PAESE D’ ‘O SOLE: LES CONTES D’HOFFMANN AL SAN CARLO DI NAPOLI”