Si conclude tra gli applausi scroscianti la produzione bolognese di Rigoletto, destinata ad una tournée estiva in Giappone insieme al già recensito Barbiere di Siviglia.

Di questo allestimento, firmato Alessio Pizzech, si era discusso abbondantemente nel 2016 quando fu presentato nella sua veste originaria che provocò non poche divisioni e polemiche, tra la ormai mitica calzamaglia di Rigoletto e le orge selvagge del primo atto. Chi vi scrive non era allora presente e si asterrà dunque dal confrontare quell’edizione da questa, “smussata” negli elementi che maggiormente destarono fastidio e scandalo nel pubblico di tre anni fa.

©️Rocco Casaluci

Lo spettacolo messo in scena in quest’occasione non colpisce per trasgressione ma non si colloca nemmeno nel solco della tradizione; si posiziona insomma in una via di mezzo che non disturba lo spettatore senza fornire ulteriori particolari spunti di approfondimento, attestandosi su un generico scostarsi, nei costumi di Carla Ricotti e nelle scene di Davide Amadei, dall’ambientazione più classica. La sostituzione della gobba con un braccio finto non aggiunge né toglie nulla di particolare mentre l’idea del battello in sosta al posto della locanda consente alcune felici trovate registiche e risulta credibile. Come risulta credibile la casetta-armadio delle bambole in cui Gilda è rinchiusa, a voler sottolineare quella dimensione di segregazione in un mondo infantile che le sta stretto e a cui la relega Rigoletto, ma che viene poi violato dai rapitori. Qualche perplessità le danno alcune scelte come quella di far alzare in piedi Gilda moribonda nel finale o le bizzarre luci da discoteca nel momento del temporale (luci di Claudio Schmid riprese da Daniele Naldi).

©️Rocco Casaluci

Dal punto di vista musicale sono molte più le luci che le ombre.
L’orchestra del Teatro Comunale di Bologna è guidata con lucidità e trasporto da Matteo Beltrami, autore di una lettura ripulita da quasi tutti i vezzi della “tradizione” (con qualche libertà in più per il tenore, mentre il protagonista evita con rigore i diversi “sol” disseminatisi nel tempo), attento a dinamiche e colori, incline a valorizzare tanto il dramma quanto i momenti più lirici con coerenza ed equilibrio fra le parti.
Positivo l’apporto del coro del Teatro Comunale, preparato dal M°Alberto Malazzi.
Il cast vede nel ruolo del protagonista un veterano come Alberto Gazale. Il suo è un Rigoletto dalle tante sfaccettature, che esalta e rimarca i paradossi ed i contrasti che ne compongono il carattere, credibilissimo in scena quanto sul piano vocale. La voce è piena e corposa, il canto vario negli accenti e sempre espressivo, la tessitura ancora intatta fino al registro acuto. Una sola ombra macchia l’interpretazione del baritono, nelle ultime note della celebre “Cortigiani, vil razza dannata”, cantato con contagiosa passione, l’intonazione è meno pulita. Ma quando un cantante è anche un Artista (con la “A” maiuscola) si fa presto a perdonare una umanissima défaillance: la “Vendetta” trasmette fuoco, infiamma la sala e viene gloriosamente bissata, il finale trasuda emozione crescente fino all’esplodere dell’ultima “Maledizione!”, di grande impatto.

©️Rocco Casaluci

Stefan Pop è un duca diverso da quello ascoltato lo scorso anno a Parma, sempre perfetto nella dizione ma con un timbro che ha acquisito corpo e volume nel registro centrale senza perdere lo squillo in quello acuto (solo le note più estreme sembrano essersi un po’ “sfibrate”). Si apprezza un maggiore approfondimento del personaggio, meno baldanzoso del passato e più raffinato nelle dinamiche e nello stile di canto.
Lara Lagni è Gilda e data la giovanissima età (poco più che ventenne) non le si può che augurare il meglio. Se la voce può e deve ancora crescere e maturare, in lei si apprezza già una non indifferente sicurezza e una buona personalità, che emerge maggiormente nella seconda parte dell’opera quando l’interpretazione si fa meno generica e approssimativa e si dispiega nelle tinte liriche un bel timbro omogeneo, capace di salire con facilità fino alle note più acute.

©️Rocco Casaluci

Di splendida presenza e corretta vocalmente la Maddalena di Anastasia Boldyreva.
Credibili e solidi musicalmente quanto in scena lo Sparafucile di Abramo Rosalen e il conte di Monterone di Nicolò Ceriani.
Positive sono anche le voci di Laura Cherici (Giovanna), Abraham Garcia Gonzalez (Marullo). Completano il cast Rosolino Claudio Cardile (Matteo Borsa), Simone Marchesini (conte ci Ceprano), Aloisa Aisemberg (contessa di Ceprano), Chiara Notarnicola (un paggio), Gianluca Monti (un usciere di corte).
Successo di pubblico per tutta la compagnia, con tributo personale per Alberto Gazale.

Grigorij Filippo Calcagno

Bologna, 30 marzo 2019

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