Ripresa nel solco della tradizione de “Il Barbiere di Siviglia” nell’allestimento firmato Beppe De Tomasi al Teatro Regio, accolto tra i favori del pubblico.
Ad una settimana di distanza dal brillante e colorato “Barbiere” bolognese anche Parma sceglie di omaggiare il grande compositore pesarese con il suo titolo più amato, ricorrendo pero’ alla ripresa di un vecchio glorioso allestimento, firmato in origine Beppe De Tomasi e rimesso ora a nuovo da Renato Bonajuto.

Uno spettacolo molto diverso, di stampo decisamente più tradizionale e quindi forse più prevedibile e meno originale nelle scelte teatrali ma non per questo polveroso o datato.
Le suggestive scene di Poppi Ranchetti, che compongono interamente il palazzo di Don Bartolo con ricche ma armoniose decorazioni in ferro battuto a mo’ di pizzo dal profumo “spagnoleggiante”, unite alle efficaci luci di Andrea Borelli e ai colorati e curatissimi costumi del grande Artemio Cabassi sono lo scenario su cui Bonajuto lavora ad una fresca e credibile caratterizzazione dei personaggi.

La direzione musicale è affidata ad Alessandro D’Agostini che, alla guida dell’Orchestra dell’Emilia- Romagna “Arturo Toscanini”, imprime una lettura molto personale e di grande interesse nella scelta di dinamiche e colori nella Sinfonia iniziale, per poi assestarsi su un’impostazione un po’ lenta ma comunque equilibrata e solida.
Il Coro del Teatro Regio risulta come sempre garanzia di precisione e preparazione musicale, grazie all’attenzione e competenza del M° Martino Faggiani.
Per quanto concerne gli interpreti il Conte d’Almaviva è impersonato dal giovane tenore Xavier Anduaga, una voce di ottima fattura, più corposa di quelle che si è soliti ascoltare in ruoli come questo, voce che crediamo destinata in futuro ad altro repertorio ma che bene fa, nel frattempo, a cimentarsi con prove assolutamente convincenti come questa. Accanto alla sicurezza tecnica, ad una discreta dizione e alla padronanza di agilità e registro acuto vi è una piacevole finezza interpretativa che vorremmo notare più spesso in cantanti anche più “maturi” di lui.

Don Bartolo è l’ottimo Simone Del Savio, in grande spolvero e sempre a proprio agio nella parte, il quale risolve senza difficoltà i velocissimi sillabati di “A un dottor della mia sorte” senza prevaricare il canto, tra varietà d’accenti e omogeneità di un timbro sempre ben proiettato.

Chiara Amarù, annunciata indisposta, si rende fin da subito simpatica al pubblico per la sintonia che dimostra con il personaggio di Rosina. La voce rotonda fa il paio con un porgere sempre leggero ed elegante e con scelte interpretative raffinate ed agilità perfette. Una performance che zampilla per brillantezza.

Mattatore della serata è Mario Cassi nei panni del protagonista Figaro, autore di una prova eccellente sotto ogni punto di vista. Mai esasperato ma sempre sciolto sulla scena, variegato e luminoso nella resa vocale, il suo “Largo al Factotum” riscuote l’immediata richiesta di replica da parte del pubblico, richiesta accolta e bis, ancor più riuscito, concesso.

Caldo, pieno e potente il timbro di Roberto Tagliavini, beniamino di casa e soddisfacente Don Basilio, anch’egli attento a tratti stilistici di pregevole qualità e in piena scioltezza nel dominio dei propri importanti mezzi vocali. Assai positiva anche la sua prova attoriale.
Concludono il cast un ottimo e completo Lorenzo Barbieri come Fiorello, una appropriata Eleonora Bellocci che risolve con musicalità il personaggio di Berta e Giovanni Bellavia, un ufficiale.
Tanti gli applausi per tutto il cast da parte del pubblico dell’ultima replica pomeridiana.
Grigorij Filippo Calcagno
Parma, 31 marzo 2019