Il quinto concerto della stagione sinfonica di Fondazione Arena di Verona al Teatro Filarmonico, ha il pregio di avere nel proprio programma due pagine di musica forse non tra le più popolari, ma sicuramente tra le più imponenti del repertorio sinfonico del tardo classicismo e del primo romanticismo. In particolare parliamo della Fantasia in Do minore per pianoforte, coro e orchestra op.80 di Beethoven, che non rappresenta sicuramente il capolavoro del compositore di Bonn, ma nella quale in ogni nota c’è tutta la sua grandezza e nel magnificente corale finale (sul testo ispirato al poema di Christoph Kuffner) c’è il preziosissimo germe melodico dell’inno alla gioia della Nona.
Peccato che la preziosità di questo brano non si sia trovata pienamente nell’esecuzione pianistica di Edoardo Maria Strabbioli, soprattutto nella coordinazione con l’orchestra dell’Arena di Verona diretta da Alpesh Chahuan.

La vera gemma risiedeva però nella seconda parte del concerto con la Sinfonia n.2 in Si bemolle maggiore op.52, Lobgesang (canto di lode) di Felix Mendelssohn: una grande sinfonia-cantata, come viene definita dallo stesso compositore, un grande affresco strumentale e canoro che avvolge i versi della Sacra Bibbia (da cui sono tratti i nove brani cantati) in un’intensa atmosfera di “Sturm und Drang”. Qui si mette in luce tutto il temperamento di Chahuan, capace di donare intensa vibrazione a questa musica con vigore drammatico e poetico, trascinando ad un eccezionale risultato anche l’orchestra veronese, la quale riesce ad esaltare tutte le preziosità strumentali della scrittura mendelssohniana.

Una grande lode la merita il coro dell’Arena di Verona diretto da Vito Lombardi, che esalta sia l’imponenza architettonica e sacrale del Lobgesang che gli squarci più intimi e lirici. Matteo Falcier e Marta Mari completavano eccellentemente questo grande quadro: il tenore mostrava raffinato senso del fraseggio, dosando bene i tratti eroici e dipingendo con grazia anche gli accenti più intimamente spirituali, mentre il soprano si metteva in luce per il timbro cremoso e luminoso e per la morbidissima linea vocale. Accanto a loro bene si disimpegnava Annapaola Pinna, nel pur breve intervento del secondo soprano.
Al termine calorosa accoglienza per tutti gli interpreti.
Francesco Lodola
Verona, 13 aprile 2019