Giacomo Puccini fu senza nessun dubbio l’ultimo vero operista italiano. La sua Madama Butterfly nacque tra il 1901 e il 1903 e fu rappresentata per la prima volta tra Carnevale e Pasqua del 1904. Il libretto, scritto dall’accoppiata Illica e Giacosa, si basa sull’omonima tragedia di David Belasco.

©️Fabio Parenzan

La Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, dopo cinque anni di assenza,ripropone questo titolo al pubblico con una nuova produzione. La prima sensazione è quella di essere trasportati in un film degli anni Quaranta, con colori tenui, un impalpabile velo a regalare il giusto effetto rétro, minimalismo allo stato puro, però con grande attenzione al dettaglio. Il team creativo di questo allestimento è formato da Alberto Triola e Libero Stelluti alla regia, Emanuele Geniuzzi e Stefano Zullo alle scene, Sara Marcucci ai costumi e Stefano Capra alle luci. Sin da subito il pubblico può percepire che si tratta di un lavoro sentito, preparato con estrema cura per ogni dettaglio e in grado di creare quella magia che a Trieste mancava da tanto tempo.

©️Fabio Parenzan

Il direttore d’orchestra per questo allestimento è Nikša Bareza, che con maestria ed esperienza riesce a tirar fuori il meglio da tutti:ottime le dinamiche, ottimo il dialogo continuativo tra cantanti e orchestra, eccellente la sua interpretazione.Veniamo quindi alla compagnia di canto: Liana Aleksanyan, con la sua presenza scenica,è riuscita a tenere vivo il dramma vissuto dalla protagonista;un’interpretazione in continua crescita, che trova il proprio apice nel terzo atto. Buona la celebre Un bel dí Vedremo. Piero Pretti indossa i panni dell’americano Pinkerton con solida tecnica, anche se non con volume imponente. Stefano Meo è uno Sharpless di alta levatura artistica:ogni intervento è interpretato con passione e voce dotata di tecnica, volume e molteplici sfumature. E la Suzuki di Laura Verrecchia non è da meno: anche lei un’ottima interprete che ha ben saputo contribuire alla magia di questo allestimento.

©️Fabio Parenzan

Leggero ed efficace il Goro di Saverio Pugliese, vocalmente ben preparato e di ottime potenzialità. I comprimari si disimpegnano bene nei rispettivi ruoli. Buona la prestazione del Coro, preparato dalla Maestra Francesca Tosi.Il pubblico ha accolto questo allestimento con entusiasmo, applausi convinti e numerose chiamate al proscenio per gli interpreti.

Matteo Firmi

Trieste, 12 aprile 2019

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