Il Teatro è luogo di lacrime, di immani tragedie, di profonde riflessioni, ma può essere anche la culla di irresistibili divertimenti e travolgenti follie. E che cos’è l’arte se non una follia organizzata?
Bene ce lo dimostrava lo straordinario duo Igudesman & Joo con il loro concerto “Big NIGHTMARE Music”, che conquistava il pubblico (non facile agli entusiasmi) del Teatro Filarmonico di Verona, in occasione del penultimo concerto della stagione sinfonica 2019. Che fosse un concerto speciale lo si poteva intuire fin dal programma di sala, dove si legge che Aleksey Igudesman è nato a Leningrado quando era molto piccolo e non ha vinto nessuna gara musicale, soprattutto perché non ha mai pensato di gareggiare; Hyung-Ki Joo è britannico ma sembra coreano, o il contrario, o entrambe le cose.

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
E’ però sul palcoscenico che le personalità di questi due musicisti/intrattenitori (ogni definizione è imprecisa, vana e limitante) viene fuori e riesce nell’intento di coinvolgere anche in prima persona lo spettatore, di abbattere definitivamente la quarta parete. Si tratta davvero (come è sempre specificato nel programma) di rendere accessibile la musica classica a un pubblico più ampio. E non è necessario cadere nell’errore (comunissimo) di rockeggiare la musica classica o suonare in modo classico il rock. Si tratta piuttosto di giocare con il testo musicale. In questo modo il rondò “alla turca” dalla Sonata per pianoforte n.11 di Mozart diventa “Alla Molto Turka”, semplicemente cambiando tonalità e inserendo nell’organico elementi orientaleggianti, oppure il Concerto per pianoforte e orchestra n.2 di Rachmaninov diventa “All By Myself” (canzone di Eric Carmen che appunto si basa sull’Adagio sostenuto del secondo movimento del concerto del compositore russo).

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
Trascinante, scatenata, divertente e divertita protagonista accanto a loro è l’Orchestra dell’Arena di Verona, che si mette in gioco al cento per cento, danzando con gli strumenti in “Uruguay” e in “Fistful Of Dollars”, dove venivano inscenati duelli western con archetti e a cavallo di violoncello. Lodiamo anche le mise dei signori e delle signore dell’orchestra, alcune davvero memorabili. Solo una grande orchestra può fare quello che alla compagine veronese è riuscito alla perfezione. Un’orchestra moderna, con una capacità di passare da uno stile all’altro tutta da lodare.

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
Ospite eccezionale era la violinista Hillary Klug, che metteva in luce tutta la vitalità del suo Bluegrass (genere in cui confluiscono il country e la musica irlandese) con due brani: “Cotton Eyed Joe” e “Le Petit Chat Gris”, quest’ultimo composto dalla stessa Klug. Ricordiamo che tutti i brani del programma erano arrangiati da Igudesman e Joo.

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona
Festosa e danzante chiusura con “Zorba The Greek” in cui affioravano tutte le più note musiche del repertorio greco, da Theodorakis a Kachaturian, Vangelis e molti altri.
Un pubblico felice e sorridente e soprattutto numeroso salutava con una vera e propria standing ovation tutti gli eccezionali protagonisti.
Francesco Lodola
Verona, 4 maggio 2019