Trionfo annunciato e più che meritato per una coppia di autentiche leggende della lirica del nostro tempo, guidate da una bacchetta d’esperienza in un concerto di assoluto livello nel capoluogo emiliano.

©️Andrea Ranzi-Studio Casaluci

In una fredda e piovosa domenica di Maggio ci pensano una monumentale Mariella Devia ed un grandioso Gregory Kunde a riscaldare i cuori delle migliaia di appassionati accorsi nell’elegante sala del “Manzoni” di Bologna per un concerto a lungo atteso e splendidamente riuscito sia dal punto di vista dell’esecuzione che delle scelte di programma.
Un programma che spazia dal migliore Ottocento Italiano (da Bellini e Donizetti a Verdi) alle porte del Novecento (Mascagni, Giordano, Puccini) con pagine note ed impegnative alternate ad altre altrettanto suggestive ma decisamente più insolite, in una equilibrata alternanza di solisti, coro, orchestra.

©️Andrea Ranzi-Studio Casaluci

Se la prova dell’Orchestra del Teatro Comunale risulta in quest’occasione non proprio impeccabile, migliore è quella del Coro, preparato dal Maestro Alberto Malazzi, sotto una direzione, di Paolo Arrivabeni, che non spicca per raffinatezza e cura di sfumature e dinamiche. Rimane interessante la proposta che vede oltre alle celebri sinfonie di Nabucco (con il coro “Gli arredi festivi”) e Norma, capolavori come l’intermezzo da “Manon Lescaut”, preludio e Inno al Sole da “Iris” e “Gli aranci olezzano”, dalla Cavalleria Rusticana.
Ma senza voler mancare di rispetto a nessuno è di Mariella Devia e Gregory Kunde che vogliamo cantare la gloria. La loro performance è un sublime e impareggiabile incontro tra musicalità, tecnica, teatro, parola scenica, un’apoteosi artistica che sembra coronare due carriere indimenticabili ma tutt’altro che concluse.

©️Andrea Ranzi-Studio Casaluci

Il soprano dispiega una forma vocale a dir poco smagliante, la ormai mitica solidità tecnica mai volta a sé stessa ma sempre mezzo per sostenere un’emissione naturale e un canto raffinatissimo, elegante, che poggia su un fiato senza fine, tra agilità svolazzanti, mezze voci che sbocciano come rose e vocalità piene e variopinte. Che intoni “Qual prodigio…Non fu sogno” da “I Lombardi alla prima crociata” o “Com’è bello, quale incanto” da “Lucrezia Borgia” la sensazione è quella di un angelo che danza e che si culla libero su un tappeto musicale, sensazione che si ripete in Norma e nelle pagine in coppia con Kunde nella stessa opera e in “Roberto Devereux”, in cui la tensione teatrale raggiunge l’apice. Semplicemente da brivido “Casta Diva”, cantata come solo una leggenda del suo calibro è in grado di fare, in una sospensione che isola dal tempo e dal luogo lo spettatore e lascia impietriti dall’emozione.

©️Andrea Ranzi-Studio Casaluci

Non meno stimolante ed entusiasmante la prova del grande tenore Gregory Kunde; fin dall’inizio con la temibile “O tu che in seno agli angeli” (che coraggio!) da “La Forza del Destino” in cui già si distinguono gli elementi che caratterizzeranno la serata: voce meravigliosamente proiettata, padronanza tecnica e del fiato, fraseggio di assoluta espressività e bellezza. Aspetti che emergono e travolgono la sala con “Un dì all’azzurro spazio” da “Andrea Chénier” fino alla sontuosa “Meco all’altar di Venere”, cantata senza tagli, con tutte le variazioni del caso e con una infuocata cabaletta finale. Anche nei duetti con Mariella Devia, in “Roberto Devereux” e nel finale di “Norma” la tecnica, l’esperienza e la grande sensibilità teatrale danno la misura di una prova eccezionale, una grande lezione del nostro tempo.

©️Andrea Ranzi-Studio Casaluci

Perla della serata, la più impensabile scelta di repertorio, la più improbabile delle coppie di personaggi…”Oh soave fanciulla”: il duetto della Bohéme, eseguito come bis, è un torrente di passione che va dritto al cuore incurante di ogni improbabilità sopra citata e di ogni altra immaginabile….quando gli artisti si chiamano Mariella Devia e Gregory Kunde non esistono limiti. All’immaginazione, alla commozione.
Un immenso e grato “Grazie”, testimoniato da applausi ritmati e senza fine e da vere e proprie ovazioni, è la degna conclusione di un’altra serata indimenticabile, annunciata, attesa, goduta.

Grigorij Filippo Calcagno

Bologna, 12 maggio 2019

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