Può il pubblico diventare il vero protagonista di un’opera? Si, all’Arena di Verona. Nella quarta recita di Carmen le vibrazioni della musica di Bizet hanno portato all’esibizionismo di alcuni spettatori: all’inizio dell’entr’acte del II atto uno spettatore delle prime file di platea comincia a danzare un vorticoso flamenco portandosi sempre di più verso il centro, mentre all’inizio del III atto una turista con velleità di primadonna ha cominciato a vocalizzare con potenza inusitata…areniana diremmo.

©️Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Per il resto lo spettacolo di De Ana è risultato ancora una volta spento e mancante di quel nerbo drammatico necessario. Tutto è nelle mani di Daniel Oren, il quale concerta una Carmen infuocata, fortemente teatrale, ma sempre al servizio del canto con la sua consueta, preziosa capacità di creare un tappeto lirico di poetico e vellutato splendore. In tutto questo è assecondato in maniera magistrale dall’orchestra e dal coro dell’Arena di Verona.
Tra i ruoli di fianco emergono la vivace Karen Gardeazabal (Frasquita), e i brillanti cantanti-attori Roberto Covatta (Remendado) e Nicolò Ceriani (Dancairo). Bene anche Clarissa Leonardi (Mercédès), Italo Proferisce (Moralès) e Gianluca Breda (Zuniga).

©️Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Martin Muehle è un Don José convincente, mentre Ksenia Dudnikova è parsa molto migliore rispetto alla pur buonissima prestazione della prima. La voce è bellissima e il temperamento dell’artista è di grande effetto. La sua è una Carmen passionale e nel solco della scuola verista.

©️Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

La palma dei migliori spettava comunque all’Escamillo di Erwin Schrott e alla novità della serata, la Micaëla di Lana Kos.
Schrott è un Toreador ideale per presenza vocale e scenica. Qualcuno gli potrebbe rimproverare qualche eccesso, qualche accento troppo marcato ed esagerato, tuttavia basterebbe ascoltare come canta “L’ami, tiens-toi tranquille!” schioccando le dita per vedere Escamillo in tutta la sua grandiosa volgarità. Un grande artista.

©️Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Lana Kos, al suo felice ritorno sul palcoscenico areniano, è una Micaëla di grande spessore e originale. Non è né la solita baciapile e neanche al contrario vivace e smaliziata: il suo personaggio è intriso di malinconia, quasi lunare. Bene l’accompagnava in questo ritratto la voce di soprano lirico tendente allo spinto, con timbro scuro e morbido, capace di sciorinare canto sfumato e denso al tempo stesso.
Al termine un calorosissimo successo per tutti, nonostante il vento sferzante e il freddo.

Francesco Lodola

Verona, 13 luglio 2019

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