Placido Domingo: il mito, l’icona, il cantante, l’artista, l’uomo che segnato inevitabilmente mezzo secolo di vita del teatro musicale. E così, instancabilmente, il tenore ha celebrato l’anniversario dei suoi 50 anni all’Arena di Verona sulla scena, incarnando i tre personaggi a cui in questi ultimi anni l’artista ha legato la sua carriera: Nabucco (Atto IV), Macbeth (Atto IV) e Simon Boccanegra (Atto II/III). Di ognuno di questi caratteri Domingo coglie la profondità psicologica e l’essenza drammatica. Nabucco è nella sua voce un eroe, la cui intensa conversione acquista uno slancio da prode guerriero; Macbeth è un sovrano ripiegato su sé stesso, fragile, introverso e insicuro, vittima della violenza che lo attornia e che lui stesso ha scatenato; Boccanegra è un uomo alla scoperta della paternità e la cui grandezza umana trionfa superba nel finale. Straordinario.

 

 

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Accanto a lui un casti di artisti di qualità tra cui il terzetto composto da Anna Pirozzi, Arturo Chacòn-Cruz, Marko Mimica e Géraldine Chauvet.

Pirozzi ha vestito i panni di Abigaille, Lady Macbeth e Amelia mettendo in luce una vocalità di soprano drammatico lucente, capace di rotondi affondi nel centro e nel grave così come pianissimi e filati ben sostenuti. Nella scena del sonnambulismo del Macbeth il soprano si metteva in evidenza per la ricerca raffinata degli accenti, ammantando la pagina di una follia giustamente allucinata.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Il tenore Chacòn-Cruz ha una vocalità matura, dalla timbrica latina che conquista immediatamente e che sa reggere magistralmente alla vocalità verdiana sia di Macduff che soprattutto a quella arroventata di Adorno. Il resto lo fa l’evidente temperamento che lo rende un interprete appassionato e intenso.

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©F

Marko Mimica ha una vocalità nobile e tecnicamente gestita in maniera esemplare, tale da permettergli di incarnare facilmente la complessa figura di Zaccaria (“Del futuro nel buio discerno”), ruolo strutturato in un registro che va dall’estremo grave all’estremo acuto.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Eccellente anche Géraldine Chauvet, elegantissima Fenena, capace di restituire tutta l’aura di puro belcanto dell’aria del IV atto, “Oh, dischiuso è il firmamento”.

Bene anche Elisabetta Zizzo (Anna), Lorrie Garcia (Una dama), Romano Dal Zovo (Medico/Gran Sacerdote di Belo) e il sempre impeccabile Carlo Bosi (Abdallo/Malcolm).

Jordi Bernàcer dirigeva la serata con maestria, tenendo bene in pugno il rapporto tra palcoscenico e buca, tranne per qualche imprecisione iniziale. Il maestro si è dimostrato diligente accompagnatore, capace di mettere in luce le doti vocali dei cantanti a disposizione. Straordinaria la prestazione del coro diretto da Vito Lombardi. Un po’ fuori luogo le coreografie di Giuseppe Picone sulla Sinfonia del Nabucco, eseguite dal ballo coordinato da Gaetano Petrosino.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Eccellente la cornice scenografica e le proiezioni ideate da Ezio Antonelli, capace con pochi praticabili, qualche oggetto e arredo, di creare la situazione drammatica. In questo è stato coadiuvato dalla lineare regia di Stefano Trespidi. Eleganti e sempre adatti i costumi coordinati da Silvia Bonetti.

Al termine trionfo d’altri tempi con fuochi d’artificio a suggellare una serata storica.

Francesco Lodola

Verona, 4 agosto 2019

 

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