Svetlana Kasyan è una delle giovani stelle della lirica in ascesa: fascino mediterraneo, voce imponente e qualità attoriali notevoli la rendono una delle più interessanti interpreti dei grandi ruoli del repertorio pucciniano e verdiano. In questi anni ha associato il suo nome in particolare a Tosca, ma è con Aida che il soprano georgiano farà il suo debutto all’Arena di Verona in due attese performance, il 3 e il 7 settembre. Proprio in occasione di queste recite abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di realizzare con lei anche qualche scatto.

Come hai iniziato a studiare canto e come hai deciso di farne il tuo mestiere?
Quando avevo 5-6 anni ho fatto l’audizione per il coro dei bambini a Batumi, la città della Georgia dove sono nata, una piccola città sul mare che secondo me somiglia molto a Bari. Subito il maestro del coro ha detto che non ne potevo fare parte perché avevo una voce troppo grande e che dovevo cantare da sola. Da quel momento ho cominciato a fare la solista e ho vinto tutti i concorsi canori per bambini. Avevo difficoltà a cantare con il microfono perché non riuscivo a gestire le dimensioni della mia voce. All’età di 15 anni avevo alcuni problemi vocali dovuti anche allo sviluppo e avevo paura di non riuscire più a cantare. Dopo due anni la voce è ritornata e ho iniziato a cercare un’insegnante di canto che mi potesse seguire come un vero e proprio coach. Quando sei giovane puoi affidarti alla natura della bella voce, ma diventando grande devi costruirti una tecnica e una consapevolezza stilistica. E’ necessaria una preparazione tecnica che ti permetta di fare una carriera lunga. Quando avevo circa 10 anni in Georgia è scoppiata la guerra e io sono andata via dal paese con mia mamma e mio fratello e ci siamo rifugiati in Kazakistan. Sono stata lì 6 anni e poi sono andata in Russia, a Mosca, dove ho cominciato a studiare al conservatorio e poi facendo parte dello “Young Artist Program” del Teatro Bolshoi, una realtà simile a quella dell’Accademia del Teatro alla Scala, importantissima per la formazione di giovani artisti. Lì ho avuto il piacere di lavorare tra gli altri con il maestro Massimo Bullo del Teatro Regio di Torino e il maestro George Darden del Metropolitan Opera. E’ stata un’esperienza entusiasmante anche perché si aveva la possibilità di lavorare gratuitamente con tantissimi importanti maestri. Dopo questi tre anni ho iniziato a partecipare a molti concorsi internazionali, tra cui il Concorso Šaljapin dove ho vinto il primo premio. I concorsi sono importanti sia per la crescita della carriera che anche per il sostentamento economico, è innegabile. Ho iniziato a ricevere numerose proposte da importanti teatri del mondo e da quel momento è iniziata la mia carriera internazionale. Prima avevo cantato “soltanto” al Bolshoi, che è già un grandissimo teatro, anche per dimensioni…tremila persone tra il pubblico. Sono ormai dieci anni di carriera con i grandi ruoli del repertorio di Verdi e Puccini soprattutto. Il mio primo ruolo è stata Tosca, ero giovanissima, avevo 24 anni.

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©Sarah Baldo

Nelle tue biografie spesso vieni definita georgiana, altre volte russa o kazaka: qual è la tua reale identità culturale?
Io mi sento una zingara, una nomade che gira per il mondo. Sono nata in Georgia, a Batumi, ma ho vissuto in Kazakistan e mi sono formata come artista in Russia. Dopo il lancio della mia carriera ho cominciato a girare il mondo, passando un mese in un paese e il mese successivo in un altro. Adoro l’Italia e sono sempre felice quando lavoro qui: adoro la mentalità, il mondo di vivere, il cibo…tutto! E’ una grande ispirazione per la mia anima essere qui. Non riesco a capire i miei colleghi italiani che se ne vanno a vivere in un altro paese! (ride) Per me è impossibile! Spesso in alcuni paesi mi sento triste, mi manca il sole…il sole dell’Italia! Tornando alla mia identità culturale, devo aggiungere che non ho mai conosciuto mio padre, la mia mamma mi ha raccontato che era iraniano e da lui ho ereditato questi tratti mediorientali. Forse per questo sento che il mio sangue è caldo, passionale….e per lo stesso motivo mi identifico moltissimo in Tosca!

Parliamo di Aida, che è il ruolo che interpreterai all’Arena di Verona il 3 e il 7 settembre…
Aida è un personaggio molto forte, Verdi ha scritto della musica molto drammatica e intensa per questo ruolo. Il mio temperamento passionale sta molto bene anche in questo carattere. E’ sempre stato il mio sogno cantare Aida, e all’inizio della carriera mi sono arrivate subito delle proposte per affrontarla, ma io ho sempre detto no. Sentivo di dovermi preparare bene, raffinare la mia tecnica per poterla cantare. Tosca potevo cantarla già, è più facile di Aida. Per Aida, come tanti altri ruoli verdiani, devi lavorarci per tutta la vita per poter sempre migliorare il tuo approccio sia tecnico che interpretativo. Un ruolo come Aida richiede la perfezione della tecnica, anche perché ci sono molti punti in cui sei vocalmente praticamente “nuda”. Puccini è più facile se possiedi una voce solida e se hai la giusta concentrazione durante la preparazione e i giorni delle recite (mangiare bene, dormire bene, etc…). Aida è un esame per la tecnica, per il fiato, per i colori ed è un lavoro quotidiano. Naturalmente anche un ruolo come Tosca ha bisogno di uno studio costante, ma in Puccini molto spesso la voce è sostenuta ampiamente dall’orchestra e le emozioni trascinano il canto. Ho debuttato Aida dopo sei anni di carriera, dopo aver detto tante volte no anche a numerosi registi che mi vedevano molto bene nel ruolo anche per i miei tratti somatici.

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©Sarah Baldo

Sei un’artista che ha un rapporto profondo con la religione e il ruolo di Tosca è un po’ il tuo cavallo di battaglia: come vedi la religiosità di questo personaggio?
Ho letto e studiato più volte il dramma di Victorien Sardou da cui è tratta l’opera di Puccini, ed è molto importante per avere un ritratto completo del personaggio e una precisa geografia della drammaturgia. Nel dramma si racconta anche da dove deriva la religiosità di Floria, lei era un’orfana cresciuta in un monastero ed è diventata una cantante. Io la posso capire e mi rispecchio in lei: è una donna forte, che si è fatta da sola e in lei convivono due anime, quella della passione e quella della religione, e queste due parti si completano l’un l’altra. Ci sono tante sfaccettature in lei: un momento è sensuale e l’altro invece è perfino bigotta. Anche in Aida devo dire che ci sono più anime, anche lei è una seduttrice (penso al duetto del III atto con Radames), ma è anche un’eroina pura. Sono sicura che Aida sia più forte di Amneris nonostante le apparenze e infatti è la vincitrice, mentre la figlia del faraone non è altro che una perdente alla fine dell’opera. I famosi “cieli azzurri” è un’aria difficilissima, che richiede una grande concentrazione. Ho lavorato questo ruolo con una grande mezzosoprano, la quale mi ha detto: “Per cantare Aida ci vuole testa fredda e cuore caldo”. E’ un concetto difficilissimo da mettere in pratica. Se canti cieli azzurri freddamente è difficile trasmettere le emozioni di quel momento, e se lo fai solo con il cuore diventa tecnicamente difficilissimo sostenerli. Quando devo cantare in un teatro un ruolo come Aida e sono con la mia famiglia i due giorni che precedono la recita li passo in albergo da sola. Ho bisogno di stare sola con me stessa, di concentrarmi. In quei due giorni penso soltanto al personaggio, penso molto e non parlo con nessuno. Forse sono pazza, ma per me questo momento è fondamentale per affrontare con serenità e concentrazione un ruolo difficile. Cantare un ruolo come Manon Lescaut di Puccini è più semplice che cantare Aida o altri ruoli di Verdi: in quest’ultimo sei “nuda”, l’orchestra non può aiutare, mentre in Puccini l’orchestra ti sostiene e ti supporta…può anche ucciderti però! (ride).

Tornando però alla religione Puccini ha dedicato al personaggio di Tosca una sentita preghiera, “Vissi d’arte”…Come vivi questo momento?
“Vissi d’arte” è la “mia” preghiera…essere artista vuol dire vivere di arte e d’amore. Mi identifico anche nel fatto che Tosca ama fare del bene: io adoro poter fare qualcosa per gli altri, soprattutto utilizzando la mia voce per raccogliere soldi a favore di cause benefiche e umanitarie. Quando ho incontrato il Santo Padre, Papa Francesco, lui mi ha detto che devo cantare non per il mio ego e la mia ambizione ma per gli altri. Dio mi ha donato la voce e io posso attraverso questo talento aiutare gli altri e rendere il mondo migliore. Quel giorno ho capito che il mio canto era qualcosa di veramente profondo e speciale.

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©Sarah Baldo

Il Papa aveva anche ascoltato la tua voce su YouTube…
Si! Ero felicissima quando me lo ha detto. E’ una grandissima persona e ogni volta che parlo con lui è una grande ispirazione: la sua energia, la sua luce. L’ho incontrato per la prima volta cinque anni fa quando ero incinta e lui mi diede una preghiera per la mia voce e per la mia gravidanza. Ho anche cantato per lui ed è stata un’emozione straordinaria. Poter stare accanto a lui dona grande forza. Lo scorso anno mi ha ricevuta in occasione della Tosca che stavo cantando all’Opera di Roma. L’ultima volta l’ho incontrato anche qualche settimana fa in occasione del mio compleanno. Sono ricordi per la vita, straordinari momenti che non dimenticherò mai.

Ritornando ad Aida, ci sono altri ruoli verdiani che desideri affrontare?
Adoro Aida e Lady Macbeth. Molti non riescono a vedermi come Lady Macbeth, soprattutto da un punto di vista fisico, mentre penso possa essere molto interessante anche avere una Lady con un viso più dolce. La dolcezza apparente del personaggio gli dona un tratto ancora più subdolo e crudele. Vocalmente è un ruolo che mi sta molto bene. Tutti abbiamo un lato diabolico come mi ha detto una volta una pianista. Sicuramente non manco di forza: ho cominciato a lavorare giovanissima per guadagnare e mantenere tutta la famiglia. Fino ai 10 anni sono stata una bambina, poi la vita mi ha portato a diventare presto un’adulta. Ho cantato anche altri ruoli verdiani, come Odabella, un ruolo difficilissimo e che non credo affronterò ancora…

Odabella è più complessa della Lady?
Sì, è un ruolo che richiede un’estensione enorme e una vocalità a tratti da zaubersoprano e a tratti da soprano wagneriano….difficilissimo. Lady Macbeth è un ruolo più comodo, più centrale e poi il personaggio è straordinariamente interessante.

Ci sono altri ruoli che hai nel cuore?
Sì, assolutamente: Manon Lescaut (un ruolo che potrei cantare ogni giorno!), Madama Butterfly e Suor Angelica. Questi ultimi due ruoli ogni volta mi lasciano esausta, vuota, e ho bisogno di due settimane per riprendermi dopo averli interpretati. Mi sento l’anima stanca, e devo cercare di riappropriarmi della mia identità. Nell’interpretare questi due personaggi interviene anche il mio essere mamma. Sono ruoli che non riesco ad affrontare con leggerezza e senza pensieri. Uno dei miei sogni è cantare Maddalena di Coigny in “Andrea Chénier”, un ruolo che ho già iniziato a studiare e che sta molto bene alla mia voce. Ho cantato anche molti ruoli del repertorio russo: adoro “Aleko” di Rachmaninov! Però mi sento più a mio agio nei ruoli italiani, mentre quelli russi sono belli ma tecnicamente molto difficili. Sono italiana nel temperamento e nell’anima!

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©Sarah Baldo

Sei un’influencer con 117mila followers su Instagram: quali sono i vantaggi e le difficoltà dell’utilizzo dei social?
Oggi, e dico purtroppo, i social occupano un posto importante nella gestione della propria immagine pubblica. Spesso non mi va di postare delle foto, ma devo farlo per promuovere e mostrare quello che sto facendo e che sto cantando. Oggi l’artista ha una cura diversa verso la propria immagine pubblica. Dico sempre che mi piacerebbe passare una settimana intera senza social o internet. Per me è fondamentale avere dei momenti in solitudine, con me stessa, per la mia concentrazione. Dall’altra parte però io adoro la gente, ringrazio coloro che mi seguono e cerco sempre di rispondere a tutti, perché se siamo artisti lo dobbiamo anche al pubblico. Ricordo che a Tokyo qualche anno fa mi sono dimenticata di scrivere sui social che stavo cantando lì, ma dopo le prove del concerto, all’uscita artisti, ho trovato una fila interminabile di gente che mi aspettava per complimentarsi, chiedermi l’autografo e la foto, per portarmi regali e farmi vedere foto che si erano fatti con me in tantissimi teatri del mondo. E’ stata un’emozione straordinaria, una grande sorpresa! Sono grata a tutti quelli che mi apprezzano e mi dimostrano il loro affetto.

Chiudiamo chiedendoti quali sono le emozioni per questo debutto all’Arena di Verona?
Ho ricevuto il primo invito per cantare qui cinque anni fa ma ho dovuto rifiutare perché ero incinta. Dopo cinque anni è invitato un nuovo invito e stavolta sono stata felicissima di poterlo accettare, soprattutto con Aida. Sono molto emozionata perché cantare questo ruolo qui è qualcosa di unico al mondo…è il sogno di ogni soprano! L’orchestra qui è magnifica e il coro è meraviglioso. La produzione del 1913 è la più bella Aida al mondo e farne parte è commovente.

Prossimi impegni….
Dopo l’Arena canterò il Requiem di Verdi a Milano e Il Trovatore a Mosca. Sono felice di cantare molto Verdi, è un dottore della voce, miele per la salute della tecnica!

Grazie a Svetlana Kasyan e In bocca al lupo! 

Francesco Lodola

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