Un meritato caloroso successo accoglie la nuova produzione de “I due Foscari” al Teatro Regio di Parma, su cui spicca l’eccellente prova di Vladimir Stoyanov nei panni del Doge.
Opera ingiustamente poco rappresentata, da sempre biasimata per una presunta debolezza nella drammaturgia a causa della mancanza del classico conflitto famigliare interno tra personaggi principali e ad una conseguente trama poco intricata e povera di eventi e colpi di scena, in realtà “I due Foscari” mette registi ed interpreti di fronte ad una sfida meno banale e indubbiamente più ardua del solito: Verdi mette in luce tutta l’ipocrisia di un potere pubblico apparentemente imparziale, equo ed inflessibile ma in realtà facile strumento di rivalse personali a spese di chi con rettitudine e onestà è pronto a compiere il proprio dovere e a non abusare dei propri poteri per scopi personali, persino quando in gioco vi è la vita di un figlio. In tutto ciò assumono estrema rilevanza i sentimenti, i travagli interiori dei protagonisti, che si sommano in una spirale crescente di tensione verso un finale già scritto e chiaro.

Il Regista Leo Muscato riesce nel complesso a non annoiare il pubblico pur in assenza di una trama “movimentata” puntando su un impianto scenico (scene di Andrea Belli) ridotto all’essenziale ma rispettoso dell’ambientazione, seppure i costumi (di Silvia Aymonino) rimandino ad un’epoca che non è quella originaria ma un pur credibile Ottocento Romantico (d’altronde come non vedere un tipico personaggio byroniano in Jacopo Foscari?). Un egregio lavoro di luci (Alessandro Verazzi) e qualche coreografia la cui pertinenza con la restante scena non è sempre immediata, contribuiscono all’idea generale, quella di eliminare il superfluo, lasciandolo intuire, immaginare e spostare l’attenzione dell’ascoltatore su quanto detto prima, i personaggi con i loro caratteri e le loro sfaccettature psicologiche ed emotive.

E’ però il lato musicale quello vincente di questa produzione. Il Maestro Paolo Arrivabeni, alla sua terza (ma prima in forma scenica) esperienza alle prese con quest’Opera dirige con grande attenzione a dettagli e sfumature, valorizzando le tinte caratteristiche di una partitura scritta nel più tipico stile del “primo Verdi”, quello in cui è oltremodo importante trovare una chiave interpretativa che ricerchi intensità ma al tempo stesso equilibrio. Un compito assolto in maniera eccellente da Arrivabeni alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini, dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia e del Coro del Teatro Regio di Parma, sempre duttile ed incisivo grazie alla preparazione del M° Martino Faggiani.

Il cast vocale vede la presenza di nomi affermati, primo fra tutti un impeccabile Vladimir Stoyanov, nei panni di Francesco Foscari. Interprete di grande impatto attoriale e musicale, il baritono bulgaro è capace di affiancare alle indubbie qualità del proprio strumento chiaro e sonoro e alla preparazione tecnica, un fraseggio espressivo e ricco di accenti e il suo canto risulta sempre estremamente raffinato e morbido. Il personaggio è vero, credibile, naturale e senza alcun bisogno di sfoggiare e dimostrare nulla Stoyanov infiamma la sala del Regio che arriva a chiedere (ma senza ottenere) il bis dell’aria nel terzo atto.

Stefan Pop è sempre l’artista generoso e appassionato che conosciamo; un cantante che abbiamo visto crescere in questi anni, affinando ed impreziosendo dal punto di vista stilistico una voce proiettata ed estesa, dotata di duttilità e accompagnata da una dizione ed un fraseggio esemplari. Il carattere ribelle ed energico di Jacopo Foscari pare essere perfettamente nella sua sensibilità, tanto nella partitura quanto nell’interpretazione sulla scena.
La protagonista femminile che completa il terzetto famigliare, Lucrezia Contarini, è Maria Katzarava. Voce di volume e corpo rilevanti e di timbro gradevole e luminoso, la sua emissione appare talvolta un po’ senza controllo nel registro acuto, in particolare nel quartetto mentre è il registro centrale e basso su cui si evidenzia qualche difficoltà di volume e solidità, comunque superate con intelligenza.

Autorevole lo Jacopo Loredano di Giacomo Prestia, interprete d’esperienza che se fare di uno strumento vocale e di una presenza maturi un punto di forza e non di debolezza.
Il cast è completato dal Barbarigo di Francesco Marsiglia, ben proiettato e inserito nel contesto, dalla Pisana di Erica Wenmeng Gu, dal Fante Vasyl Solodkyy e dal Servo Gianni De Angelis, complessivamente corretti.
Lo spettacolo raccoglie nel suo complesso un vivo successo con particolare entusiasmo verso Vladimir Stoyanov. Qualche isolata e a nostro giudizio immeritata contestazione accoglie unicamente la protagonista femminile.
Grigorij Filippo Calcagno
Parma, 6 ottobre 2019