Una rassegna musicale dal titolo “Viaggio in Italia nel tempo e negli stili” non può prescindere dalla grande scuola musicale napoletana, e quindi da Domenico Cimarosa, che ne fu prolifico e prezioso esponente. Ma è il Cimarosa forse meno conosciuto, quello sacro, che apre la stagione autunnale del Teatro Filarmonico di Verona, con la Missa Pro Defunctis in Sol minore, capolavoro dedicato dal compositore alla Duchessa Serra Capriola, protetta della Zarina Caterina II, la Grande.
Protagonisti assoluti della serata inaugurale dell’11 ottobre il Coro dell’Arena di Verona diretto da Vito Lombardi e l’Orchestra con la direzione musicale di Alessandro Cadario. Il maestro si impone per una lettura raffinata, con dinamiche meditate e una sensibilità per le delicate trame strumentali e vocali della partitura. Grazie alla sua bacchetta emerge tutta l’aura di questa musica.

Buono il quartetto vocale: il soprano Eleonora Bellocci, alla quale sono affidati dalla partitura i cimenti vocali più ampi e ardui, mette in luce una vocalità brillante e dalle fioriture ben sgranate che forse richiederebbe un maggiore sviluppo espressivo e cura delle dinamiche; Alessandro Abis si evidenzia per bella vocalità e incisiva interpretazione, così come Lorrie Garcia, dalla voce di mezzosoprano di bel timbro omogeneo; Matteo Mezzaro chiude l’ensemble vocale, facendosi notare per il bel timbro nonostante l’esiguità della sua parte.

Spiace constatare il poco pubblico accorso per accogliere degnamente questo concerto. Speriamo sempre che Verona abbracci di più la realtà di Fondazione Arena che ha i suoi poli d’attrazione nell’Arena, ma anche nel Filarmonico che scandisce la vita musicale cittadina per quasi dieci mesi all’anno.
Francesco Lodola
Verona, 11 ottobre 2019