Una serata esaltante e carica di significato per l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi e l’addio alle scene del Regio di un vulcanico Leo Nucci
Vi sono carriere costellate da grandi successi ma che si esauriscono con la stessa rapidità fulminea con cui esplodono al debutto, altre invece più longeve. Vi sono poi alcuni casi, rari, che rimangono nella Storia. Fra queste vi è sicuramente la parabola artistica del grande baritono Leo Nucci, di cui più volte abbiamo raccontato i trionfi e che a 77 anni compiuti di cui 52 a cantare nel mondo, si appresta con invidiabile energia ed entusiasmo ad intraprendere nuovi percorsi artistici abbandonando gradualmente le scene come cantante.
Quale occasione migliore se non il compleanno di Giuseppe Verdi nella sua Parma, per omaggiare colui che più di ogni altro negli ultimi decenni ha rappresentato e incarnato autenticamente l’immagine degli eroi verdiani, quei personaggi dalla voce baritonale e non tenorile su cui il Cigno di Busseto fece ricadere tormenti, disinganni e psicologie sfaccettate. O viceversa: chi, se non “Rigo-Leo”, come viene affettuosamente chiamato Nucci per rimarcare la sua intima e profonda dedizione al Maestro, per festeggiare ed onorare Giuseppe Verdi, “colui che pianse ed amò per tutti”?

Due quesiti che affrontano da punti di vista differenti due importanti avvenimenti: l’anniversario della nascita di Verdi da un lato, l’addio alle scene (come cantante) di Leo Nucci dall’altro. Un intreccio che trova il suo punto d’incontro nella splendida sala del Regio, luogo centrale nella vita di entrambi. Il programma verte, inutile dirlo, interamente su brani del “festeggiato” compositore e vede anche la partecipazione del giovane soprano Anastasia Bartoli e dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia, frutto di un nuovo progetto che mette in sinergia i conservatori di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Il direttore è l’autorevole Francesco Ivan Ciampa.
Si comincia con la scoppiettante Sinfonia in do maggiore, in cui si riconoscono distintamente i temi dell’opera “Un giorno di regno”. Segue un intenso e ricco susseguirsi di pagine tra le più belle del panorama artistico di Verdi che vedono l’alternarsi di Nucci e Bartoli; Innanzitutto Otello, con la Canzone del Salice e l’Ave Maria, cantati bene dal soprano, vincitrice del 56° Concorso Internazionale Voci verdiane, al suo debutto al Regio, di cui distinguiamo da subito una voce indubbiamente considerevole per spessore e con buone intenzioni interpretative nelle dinamiche e sfumature.

E’ poi il turno dell’entrata del mattatore Nucci, salutata da grandi applausi e immediate grida di stima. La scena e l’aria del Marchese di Posa dal “Don Carlo” sono subito l’occasione per il baritono di sfoggiare le consuete cifre distintive: fiato incredibile, fraseggio e legato magistrali, voce matura ma pienamente in forma, acuti poderosi.
Dopo la scena del sonnambulismo del Macbeth, interpretata con impegno e trasporto dalla brava Anastasia Bartoli è di nuovo il turno di Nucci con un suo cavallo di battaglia, ovvero l’aria “Eri tu” da Un Ballo in maschera, pressoché perfetta dimostrazione di cosa significhi dare un senso e un’intenzione ad ogni parola, respiro, pausa, insomma di cosa voglia dire “recitar cantando”. Conclusasi questa prima parte l’Orchestra giovanile della Via Emilia, sotto la guida esperta e sicura del M° Ciampa esegue la Sinfonia da Luisa Miller con un risultato apprezzabile nel complesso. Il concerto prosegue con il duetto da Nabucco, in cui vi è finalmente occasione di ascoltare insieme le due voci. Nucci è ammirevole nel suo canto struggente e commosso con un controllo che consente agilmente mezze voci e colori. Bartoli è autrice di una buona prova in un ruolo da far tremare i polsi a tutte.

Nuovamente è il turno dell’orchestra con la splendida sinfonia da “I masnadieri”, su cui nonostante qualche sbavatura qua e là, l’impegno dei musicisti (appassionata e volenterosa la violoncellista solista) e la sapiente bacchetta di Francesco Ivan Ciampa pagano. Sempre da “I masnadieri” segue l’aria “La sua lampada vitale”, in cui sin dal recitativo iniziale spicca la straordinaria varietà d’accenti e duttilità di Leo Nucci e la capacità di modulare lo strumento a qualsiasi esigenza e in ogni modo possibile per calarsi in profondità nel personaggio. “Pace, pace, mio Dio”, celeberrima melodia da “La Forza del Destino”, riporta al centro della scena Anastasia Bartoli che qui ci appare decisamente al suo meglio sia con la padronanza dell’emissione quanto con la sensibilità del personaggio. “I due Foscari”, con la scena e romanza interpretati da un Leo Nucci in stato di grazia, sono il proseguo ideale per giungere alle famose e cantabilissime melodie della Sinfonia de “I Vespri siciliani” in cui emerge distintamente tutto il talento di Ciampa nel portare al massimo le capacità interpretative dell’Orchestra, in una prova sanguigna e passionale.

A conclusione di programma, ma prevedibilmente non della serata, il noto e arrembante duetto da “Il Trovatore” destinato poi a ripetersi altre due volte. Dopo infatti un coro di richieste dal pubblico del glorioso Rigoletto di Nucci, prontamente soddisfatto con un “Cortigiani vil razza dannata” che infiamma e che commuove (senza mezzi termini, è tra i migliori mai sentiti cantare da chi vi scrive) è chiaro che la “tremenda vendetta” non arriverà poiché, e Nucci lo confessa al pubblico, una voce importante come quella della Bartoli non vede in Gilda un ruolo adatto a sé. Largo dunque nuovamente al duetto di Trovatore per poi approdare ai festeggiamenti in sala: calici di spumante per tutti, coriandoli dorati sparati e brindisi collettivo di giubilo e di grandi emozioni sulle note di “Libiamo nei lieti calici”. Un addio coi fiocchi che in cuor nostro crediamo e speriamo sia solo un arrivederci, tanta è l’energia che ancora emana quel Leone tanto implacabilmente grande quanto umile, nato ormai molti anni fa sull’Appennino Bolognese.
Grigorij Filippo Calcagno
Parma, 10 ottobre 2019