Pare che non si spengano ancora gli echi delle recenti celebrazioni mozartiane a vedere il programma del secondo concerto della stagione sinfonica 2020 del Teatro Filarmonico di Verona, che si apriva con una gemma, la Missa in honorem Sanctissimae Trinitatis in do maggiore K167, il quale diciassettenne, al ritorno dal suo secondo viaggio in Italia, creò questo affresco musicale dotato di solennità, ma anche di purezza e trasparenza.
Magnifica prova in questo brano del coro dell’Arena di Verona diretto da Vito Lombardi, capace di cogliere la preziosità del ricamo vocale e della tavolozza dinamica.

L’orchestra è invece unica protagonista della seconda parte del concerto che si apre con l’Ouverture dall’Oberon di Carl Maria von Weber, una pagina che può essere considerata in qualche modo un manifesto del Romanticismo tedesco e dell’opera nazionale tedesca. Il suono del corno, le grandi arcate melodiche restituiscono tutta l’atmosfera dello “Sturm und Drang” del quale il mistero della natura è uno dei temi fondamentali.
Seconda grande pagina è la Sinfonia n.2 di Beethoven, un’opera più in ombra rispetto ad altre sinfonie beethoveniane, e che risente degli influssi del Classicismo viennese precedente, sopratutto di quello di Haydn e Mozart. Tuttavia si scorge un flusso ininterrotto di idee melodiche e ritmiche che fanno intuire anche la svolta che Beethoven diede alla storia musicale.

Sul podio abbiamo ritrovato con grande piacere il Maestro Michael Balke, che aveva già diretto in questo teatro una splendida e riuscitissima edizione di Salome nel 2018. Balke conduce l’orchestra in modo impeccabile, dando corpo alla bellezza plastica della linea e anche alle sue suggestioni intrinseche. Accanto a lui si distingue l’orchestra dell’Arena in grandissima forma.
Al termine un caloroso successo da un teatro (ahinoi) tristemente quasi vuoto.
Francesco Lodola
Verona, 7 febbraio 2020