Grande successo a Modena per il nuovo allestimento di Falstaff, opera assente sulle scene della città da oltre vent’anni e portata al trionfo da un cast di primo livello, protagonista Luca Salsi, debuttante nel ruolo.
Quando si parla di Giuseppe Verdi non è a Falstaff che corre il primo pensiero, comunemente. Eppure non vi è forse un’opera, in tutta la produzione del Maestro, che meglio riflette il suo spirito e la sua personalità nel momento in cui venne composta, in questo caso quello conclusivo di un appassionante percorso di vita umano e artistico. Attraverso Falstaff Verdi ripercorre il suo passato rileggendo un libro che è ormai chiuso senza però che il peso degli anni trascorsi e l’epilogo vicino generino rimpianti, dolori o nostalgie ma anzi con l’ironica e solo lievemente malinconica leggerezza di chi ha capito che in fondo “tutto nel mondo è burla” e ora guarda alle cose in maniera disincantata.
Certo, nel personaggio di Falstaff vi è un uomo che non si arrende al passare degli anni e spesso il rischio per molti interpreti è quello di “calcare la mano” in un’interpretazione che scade nel macchiettistico. Non è assolutamente il caso di Luca Salsi, ormai celebre baritono al suo debutto in questo ruolo. Il suo Sir John è superbo sotto ogni punto di vista: vocalmente solidissimo, scenicamente assai credibile e molto personale, lontano come detto da visioni stereotipate ma anzi attento a far sorridere e ridere senza esagerare, con espressioni, atteggiamenti ed espedienti vocali da vero Maestro di teatro.

Altrettanto godibile è stato il Ford di Vladimir Stoyanov, la cui voce, supportata da una tecnica invidiabile, risulta sempre perfettamente proiettata e i tratti del carattere del personaggio emergono in maniera spontanea e naturale. Un vero tripudio per gli appassionati è la scena in coppia con Salsi in cui le due voci e le due personalità si completano a vicenda valorizzando le rispettive caratteristiche alla massima potenza.

Marco Ciaponi ci ha abituati al suo timbro dolce ma sonoro e al suo stile di canto raffinato e “all’antica” (nell’accezione più positiva che ci sia). Anche qui, come Fenton, affiorano queste sue qualità. In particolar modo, ma non solo, nel duetto con Nannetta vi è tutta la poesia di una gamma di dinamiche, di legati e di un fraseggio ammalianti.
Tratti comuni, quelli di Ciaponi, alla Nannetta di Giuliana Gianfaldoni, le cui splendide mezze voci e i filati trattengono il respiro della sala cullandosi nell’aria fino a disperdersi gradualmente nella suggestiva musica dell’aria delle fate.

Di non minor valore anche il resto del cast femminile: Serena Gamberoni è un’Alice perfettamente a proprio agio musicalmente e scenicamente, dalla voce bella e che ben si adatta al personaggio, con grande varietà espressiva e personalità.
Rossana Rinaldi, nei panni di Mrs. Quickly, è una garanzia da ogni punto di vista, attoriale e vocale, e rappresenta una piacevole scoperta per il pubblico modenese: il suo pregevole strumento è guidato con esperienza e solidità in ogni registro, specialmente nelle note più gravi della ripetuta melodia che accompagna il saluto a Falstaff, “reverenza”. Assolutamente positiva anche la prova di Florentina Soare, come Mrs. Meg Page.

Il cast, omogeneo e indubbiamente azzeccato, si completa con la complessiva efficacia dei restanti interpreti: Graziano Dallavalle (Pistola), Marcello Nardis (Bardolfo) e Luca Casalin (Dottor Cajus).
A guidare i cantanti, l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini e l’eccellente Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato dal Maestro Corrado Casati come di consueto, è il giovane ma già lanciato Jordi Bernàcer, che a Modena avevamo avuto modo di apprezzare ne I Puritani di pochi anni fa.
La sua è una direzione che ci convince pienamente, equilibrata nei rapporti tra buca e palcoscenico, accesa e briosa stilisticamente ma anche attenta alle innumerevoli insidie che alcune scene presentano nel ritmo e nei tempi musicali.
Infine è con piacere che commentiamo lo spettacolo curato dal regista Leonardo Lidi, le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Valeria Donata Bettella e le luci di Fiammetta Baldisserri. Nella sua semplicità, tutt’altro che sovraccarica di elementi scenici, risulta equilibrato e riuscito. Di grande simpatia ed efficacia l’utilizzo dei mimi in molti punti dell’opera, ben caratterizzati i caratteri dei personaggi, senza eccessi ma con il giusto grado di ironia.
In conclusione non possiamo che volgere al grande soprano Mirella Freni, modenese doc, scomparsa nelle scorse settimane, un commosso pensiero. Questo teatro è stato il luogo in cui, fin dalla nascita (la madre per partorire dovette fuggire dal loggione in cui stava assistendo a un’opera), passando per il debutto del 1955, per innumerevoli serate leggendarie e infine per l’addio finale, si è sentita intimamente a casa. Queste rappresentazioni di Falstaff, opera che a più riprese e in più ruoli Mirella Freni cantò mirabilmente, sono state dedicate dal Teatro a lei, alla sua arte, eterna e sublime e alla sua spontanea e genuina semplicità umana, due tratti che hanno sempre viaggiato insieme e che l’hanno resa la donna unica che è stata. Ci associamo con emozione e gratitudine a questa dedica, con l’impegno a ricordarla per sempre nelle nostre vite e nei nostri progetti.
Grigorij Filippo Calcagno
Modena, 16 febbraio 2020