Quando pensiamo alla Madama Butterfly di Puccini, la nostra mente evoca immagini di un Oriente lontano, di un Giappone antico e di tradizioni arcaiche. Bene, la produzione presentata firmata Michieletto nata a Torino nel 2011 e riproposta qui a Bologna, attualizza la vicenda in un Oriente del tutto contemporaneo. Le scene di Paolo Fantin riproducono il profilo di una periferia asiatica dai grandi e luminosi manifesti (le cui scritte in giapponese, cinese e thailandese riprendono alcuni passi dal libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa), un miscuglio tra ricchezza e povertà.

La regia di Damiano Michieletto ha voluto insistere sul taglio contemporaneo dell’opera di Puccini: la sfortunata Cio-Cio-San aspetta il suo amato Pinkerton in una stanza in plexiglass che non rappresenta un tenero nido d’amore, bensì una gabbia trasparente dove esporre la “bambola” Butterfly. La contemporaneità di questa produzione è data anche da altri elementi come i costumi di Carla Teti (un jeans e una t-shirt per la protagonista e un completo giacca e cravatta per Pinkerton) e i comportamenti dei personaggi che rispondono ai canoni attuali. Pinkerton, che arriva in macchina invece che sulla “nave bianca” e sin dall’inizio si circonda di moderne geishe, non vede l’ora di sbarazzarsi dell’ingombrante famiglia della sposa e di sbrigare tutte le formalità per stare da solo con la sua “bambina” Butterfly.
Guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna è stato il Maestro Pinchas Steinberg che ha diretto questa Madama Butterfly con gesto equilibrato e contemporaneamente energico, caratteristiche necessarie per un’opera di questo tipo.

Il soprano Karah Son ha vestito i panni di Madama Butterfly: nonostante alcune piccole incertezze iniziali, la sua coinvolgente interpretazione e la sua voce morbida e dal buon volume ha suscitato l’entusiasmo del pubblico. Applausi anche per Angelo Villari, carismatico interprete di Pinkerton che ha sorpreso la sala per la sua voce grande e sonora che non ha mai mostrato un momento di cedimento.
Entusiasmo per la Suzuki di Cristina Melis: quest’ultima ha affascinato il pubblico bolognese per la sua coinvolgente interpretazione e per la sua voce chiara dal timbro omogeneo. Dario Solari ha vestito i panni del console Sharpless: il suo timbro incisivo ha reso bene un personaggio amato di quest’opera pucciniana.

Applausi anche per gli altri interpreti Cristiano Olivieri (Goro) Nicolò Ceriani (zio Bonzo), Luca Gallo (Yamadori), Raffaele Costantini (Commissario imperiale), Andrea Taboga (Yakusidé), Grazia Sinagra (Kate Pinkerton), Enrico Picinni Leopardi (Ufficiale del registro), Lucia Michelazzo, (La madre), Maria Luce Erard, (La zia), Rosa Guarracino, (La cugina) e, ovviamente, per la performance sempre molto convincente del Coro del Teatro Comunale di Bologna guidato dal Maestro Alberto Malazzi. Ha riscosso successo anche il piccolo Orlando Antonio Certa, il figlioletto Dolore di Butterfly, vittima di bullismo (altro tema molto attuale affrontato da Michieletto) per i suoi caratteri occidentali.
Una produzione che è stata salutata dal pubblico bolognese con entusiasmo e lunghi applausi.
Pia Carmela Lombardi
Bologna, 22 febbraio 2020