Una calda domenica di carnevale vede la seconda rappresentazione de L’elisir d’amore, melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani. Un impianto scenico snello, una compagnia vocale fresca e giovane, insomma una produzione che già dopo pochi minuti fa intendere all’ascoltatore che sarà un pomeriggio divertente. L’orchestra della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia è in piena forma, il suono caldo abbraccia l’ascoltatore in ogni scena, grazie soprattutto all’ottima lettura del direttore Jader Bergamini che ha saputo regalare allo spettatore una recita di altissima qualità.

La Regia di Bepi Morassi ha saputo incuriosire e divertire, obiettivo principale della scrittura Donizettiana. Morassi dimostra come con pochi ma intelligenti accorgimenti si possa rendere moderna un’opera del 1832 senza snaturarne il contesto. Durante la recita in oggetto era in scena il secondo cast: Verona Marini ha saputo con eleganza e raffinatezza dipingere una Adina giovane e innamorata, ottimo il suo timbro vocale sempre intonato e pulito. Nemorino interpretato da Leonardo Cortellazzi ha saputo conivolgere gli spettatori con ottimi doti attoriali, emozionante la sua interpretazione della celebre “Una Furtiva lagrima” che ha ricevuto numerosissimi applausi a scena aperta.

Il dottor Dulcamara, vero motore teatrale di quest’opera è stato ottimamente interpretato da Francesco Vultaggio, divertente e vocalmente perfetto in ogni suo intervento. Belcore è stato interpretato da Marcello Rosiello, una voce di spessore e una rara capacità attoriale, anche se il personaggio perdeva probabilmente il suo lato più caricaturale. La parte di Giannetta è stata ottimamente interpretata da Arianna Donadelli che ha saputo mettere in evidenza una voce piena e potente , ma allo stesso tempo sfoggiando una leggerezza e freschezza rare.

L’allestimento scenico era curato da Gianmaurizio Fercioni, il quale ha saputo ben trasmettere l’ambientazione richiesta dalla partitura sempre mantenendo un’altissima qualità. Il disegno luci è stato curato da Andrea Benetello che ha ben saputo rendere avvolgente e coinvolgente la scena. Il coro del Teatro La Fenice era diretto dal maestro Claudio Marino Moretti e si metteva in luce per l’ottima la pronuncia, molto definita e la cura dell’aspetto meramente vocale. Un allestimento quindi molto premiato dal pubblico presente che alla fine ha omaggiato la compagnia di numerosi minuti di applausi scroscianti.
Matteo Firmi
Venezia, 16 febbraio 2020