Verdi e Arena, un’accoppiata vincente, un binomio che si ripete dal 1913 con successo continuo e perenne.

Lo stesso successo che si è ripetuto la sera dell’8 agosto in occasione del Verdi Gala, serata di celebrazione del cigno di Busseto con il quartetto Francesco Meli – Eleonora Buratto – Luca Salsi – Daniel Oren, e con l’ingresso per la prima volta in Arena di Luisa Miller  di cui si eseguivano la Sinfonia e il duetto tra Luisa e Miller (“La tomba è un letto…Andrem raminghi, poveri”).

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Altro binomio di successo è quello Arena di Verona/Daniel Oren. Il Maestro ritorna in questa serata nel suo elemento naturale, e lo fa con il suo carisma, la sua indubbia comunicatività, il dono di essere naturalmente polo magnetico per il pubblico. Se queste sono le doti dell’artista, altrettanto preziose sono le qualità dell’interprete e del direttore, l’uno ricco di senso teatrale (ne sia esempio la scelta di tempi, la cura delle dinamiche, le luci e le ombre della sinfonia de La forza del destino) e l’altro disposto a mettersi al servizio dei cantanti esaltandone anche i tratti caratteristici (i filati impalpabili della Buratto).

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Poi c’è anche il personaggio Oren che ci ha regalato uno spettacolo nello spettacolo riprendendo il pubblico che dopo il “Va, pensiero” ha applaudito coprendo gli ultimi commoventi suoni, dicendo: “Spero che la prossima volta, se ci sarà, ci lascerete finire”. E al bis ha ribadito: “Vi ricordate la condizione?”. Solo per questo gli va un sentito ringraziamento.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Orchestra e Coro diretto da Vito Lombardi in grande spolvero, nonostante qualche scollamento del tutto comprensibile nel coro delle streghe dal I atto di Macbeth (“Che faceste? Dite su!”).
Veniamo al terzetto vocale.
Luca Salsi nelle due arie (“O Carlo ascolta” da Don Carlo e “Cortigiani, vil razza dannata” da Rigoletto) e nei duetti con i suoi compagni di scena ha esibito la consueta familiarità con questo repertorio e lodevole sicurezza vocale.

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Francesco Meli con Gabriele Adorno (“Sento avvampar nell’anima…Cielo pietoso, rendila”) e Riccardo di Un ballo in maschera (“Forse la soglia attinse…Ma s’è m’è forza perderti”), oltre che nei duetti di Don Carlo con Salsi e Otello con Eleonora Buratto, è interprete intelligente, cantante sensibile che risalta grazie alla chiarezza della dizione e di un canto tutto giocato sulla parola e sui colori. Certamente la sua vocalità rimane quella di un lirico pieno, ma la capacità di saper “giocare” (ci si passi il termine) con gli effetti fa sì che risulti convincente anche nei momenti più arroventati.

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Eleonora Buratto mette in luce la sua voce dallo splendido timbro, dagli smalti preziosi e dalla tecnica ferratissima che non teme nessun ostacolo. In questa serata affronta “Tu che le vanità” da Don Carlo e “Morrò, ma prima in grazia” da Un ballo in maschera, pagine e personaggi che non sembrano appartenere al presente e all’imminente futuro della cantante, ma che comunque mostrano, in particolare l’aria di Amelia una sensibilità di fraseggio da lodare. Brilla invece nei panni di Luisa (personaggio già affrontato in scena) nel duetto con Salsi/Miller, Desdemona nel duetto con Otello/Meli e Leonora bel terzetto dalla Parte I de Il Trovatore.

Grandissimo successo coronato come si è detto dal bis del coro del Nabucco.

Francesco Lodola

Verona, 8 agosto 2020

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