Il barocco approda a Verona, all’Arena, il luogo dove l’opera e la musica si fanno kolossal, ed è successo di pubblico, in una serata chiosata da infiniti bis e da acclamazioni. Certo, è un barocco che perde la sua essenza originale per diventare anch’esso grandioso e pop.
Protagonisti indiscussi sono i compositori veneti del Barocco: il veronese (di Legnago) Antonio Salieri, Giuseppe Tartini, Tomaso Albinoni e il Re indiscusso delle top hit barocche, Antonio Vivaldi.

Il concerto si apre con l’ouverture de Il mondo alla rovescia di Salieri, opera già lodevolmente recuperata alcuni fa, nel 2009, al Teatro Filarmonico, e che mostra l’indubbia qualità musicale del compositore legnaghese, la freschezza della melodia e l’eleganza della sua costruzione.
Entra dunque in scena come una pop-star il violinista Giovanni Andrea Zanon, sciorinando ottime doti di virtuoso nella Sonata in Sol minore Il trillo del diavolo di Tartini (nella revisione di Fritz Kreisler), accompagnandole parallelamente con una naturale espressività.

Segue a Tartini un altro pezzo da hit parade, l’Adagio in Sol minore di Albinoni nella revisione di Remo Giazotto, in cui spicca il solo del primo violino dell’Orchestra dell’Arena di Verona Gunther Sanin.
Vero evergreen della serata sono i concerti Le quattro stagioni da Il Cimento dell’armonia e dell’invenzione op. 8 di Antonio Vivaldi, in cui spicca nuovamente il violino di Zanon sia per esempio nell’esaltazione delle atmosfere pastorali del Concerto in mi maggiore RV 269, La Primavera, che al contrario nel furente e burrascoso presto del Concerto in sol minore RV 315, L’Estate.
Alvise Casellati sul podio dell’Orchestra dell’Arena di Verona dirigeva con mano sicura, cura delle dinamiche e della compattezza strumentale.

Al termine come si è detto innumerevoli bis, tra cui il Capriccio n.24 in La minore di Paganini, trascinati dai numerosi applausi. Certo, delle volte, come in amore bisognerebbe farsi desiderare più che donarsi così generosamente e interamente, ma capiamo e apprezziamo l’entusiasmo della gioventù.
Francesco Lodola
Verona, 13 agosto 2020