A poche ore dal decreto che ha spezzato le ali a tutti i teatri, sale da concerto e cinematografiche, andava in scena il secondo concerto della rinnovata stagione sinfonica del Teatro Filarmonico di Verona. Un concerto che si è tinto di gioia per il felice risultato artistico, ma anche di malinconia, poiché la notizia del decreto in arrivo ha fatto nascere in tutti noi la consapevolezza che sarebbe potuto essere l’ultimo concerto prima di una nuova devastante (e oltraggiosa) chiusura.

©Foto Ennevi/FAV

Tuttavia il sipario a Verona si è chiuso con un appuntamento dalle grandi soddisfazioni musicali: meraviglioso protagonista era il coro maschile dell’Arena di Verona diretto dal Maestro Vito Lombardi. La compagine si esprimeva in un florilegio di grandi pagine corali del Belcanto tra Bellini (“Ite sul colle, o Druidi” da Norma), Donizetti (“Rataplan” da La figlia del reggimento) e Verdi (la scena iniziale del Il Trovatore e poi da Macbeth “Chi v’impose unirvi a noi?” da Ernani “Allegri! Beviam!” e “Si ridesti il Leon di Castiglia”, da I due Foscari “Che più si tarda”, da Rigoletto “Zitti, zitti, muoviamo a vendetta” e “Scorrendo uniti remota via” e il finale del II atto de La forza del destino). Ogni accento di queste pagine viene miniato superbamente, il “sapore”, il suono puro ed espressivo della parola, crea l’atmosfera di ogni pezzo, come quella sacrale di Norma e de La forza del destino, o quella cameratesca di Ernani e di Rigoletto, e le voci raggiungono un almagama tale da sembrare un’unica presenza vocale. Grande merito di questo risultato è anche del maestro Vito Lombardi, che con la sua sapienza ha in questi anni portato il Coro dell’Arena di Verona ad essere una delle migliori compagini corali italiane e non solo.

©Foto Ennevi/FAV

A supporto del coro il pianoforte di Patrizia Quarta, vera orchestra con una presenza sonora e musicale davvero preziosa. Ad esso si affiancavano l’organo di Maria Cristina Orsolato (ne La forza del destino) e alcuni membri dell’Orchestra dell’Arena, Alessandro Carobbi (energico percussionista nel Rataplan donizettiano), Gunther Sanin (commovente nel suo solo da La forza) e Laura Recchia all’arpa, delicatissima nell’accompagnare l’estatico momento de “La vergine degli angeli”.

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A dare voce alle pagine solistiche il basso Romano dal Zovo (Ferrando ne Il Trovatore, Oroveso in Norma, Sulpice nella Fille donizettiana e Padre Guardiano nella Forza) e il soprano Monica Zanettin impegnata nell’intero secondo quadro del II atto della Forza del destino. Il primo mette in luce buone qualità vocali, ma anche la mancanza attualmente di maturità artistica per affrontare un ruolo così ieratico e solenne come Guardiano. Su Zanettin non ci sentiamo di sbilanciarci con un giudizio, in quanto il soprano annunciata indisposta faceva del suo meglio riscattandosi parzialmente solo nella vergine degli angeli.

Al termine due bis: “Là, ci darem la mano” da Don Giovanni intonato da Zanettin e dal Zovo e poi un ispirato e profondamente emozionante “Signore delle cime”.

Francesco Lodola

Verona, 24 ottobre 2020

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