Un vero e proprio regalo quello fatto dal Rossini Opera Festival, che già aveva preannunciato durante l’estate di voler raddoppiare il proprio appuntamento, con una straordinaria edizione autunno-inverno. Purtroppo le seguenti restrizioni hanno fatto sì, che questo rinnovato incontro tra il pubblico e il dio Rossini non avvenisse che solo attraverso lo strumento dello streaming. Così, solo attraverso uno schermo possiamo godere del grazioso Teatro Rossini e delle atmosfere marittimo-musicali pesaresi.

Ad accoglierci la sera del 25 novembre Il Barbiere di Siviglia nella già applaudita messinscena firmata da Pier Luigi Pizzi, spettacolo ideale per questi spazi grazie alla sua essenzialità fatta di pochi arredi, pochi oggetti e ad una scelta di cromie tra il bianco e il nero, tratto distintivo di Pizzi. Splendidi nella loro linearità e semplice eleganza i costumi, efficace il gioco delle luci. Evidente è il lavoro fatto da Pizzi sulla recitazione dei singoli interpreti, che in quest’occasione possiamo godere ancor di più grazie al gioco della camera.

La fortuna di Pizzi è di avere sul palcoscenico una compagnia di cantanti dall’istinto teatrale molto reattivo ed acceso, oltre che musicalmente di ottimo livello (per quanto sia possibile discernere in una trasmissione in streaming). A tutti gli effetti gloriosa è la Berta di Elena Zilio, personaggio autentico e autentico animale da palcoscenico, capace di rubare la scena (anche virtuale) a tutti. Michele Pertusi è altrettanto magnifico nel delineare il suo Don Basilio elegantissimo. Spassoso il Bartolo di Carlo Lepore dalla erre arrotata.
Nei panni di una femminilissima Rosina ritroviamo Aya Wakizono, quanto mai padrona del ruolo, cresciuta come interprete sia dal punto di vista squisitamente espressivo che da quello attoriale. Gli è degno compagno il delicato e ispirato Conte Almaviva di Juan Francisco Gatell, rossiniano di razza. Nel ruolo del Barbiere Iurii Samoilov appare di inesauribile energia vocale e scenica, con un temperamento tutto da lodare.
Ricordiamo infine l’ottimo Fiorello di William Corrò, anch’egli attore disinvolto. Nei panni di Ambrogio Armando De Ceccon.
Il livello musicale era garantito dall’elegante bacchetta di Michele Spotti, giovane maestro alla guida dell’Orchestra Sinfonica “G. Rossini”, capace di assecondare alla perfezione le esigenze vocali degli interpreti sul palcoscenico. Bene si comporta anche il Coro del Teatro Ventidio Basso diretto dal maestro Giovanni Farina.
Francesco Lodola