Otello è una di quelle opere che si legano ad un interprete. Il paragone sopranile può essere Norma. Mario Del Monaco e Maria Callas sono ancora oggi ritenuti insuperabili in questi ruoli. Non pensiamo però che per loro sia stato facile approcciare questi personaggi, la Callas dovette fare i conti con Rosa Ponselle che era stata la più grande Norma del suo tempo e Del Monaco con Francesco Merli che cantò Otello fino al 1946. Oggi la difficoltà di un tenore nell’affrontare questo ruolo è il confrontarsi continuamente con le registrazioni di questi colossi e con il pubblico che si è creato sul modello una propria idea del ruolo. Non dimentichiamo poi che a Del Monaco lo scettro di questo ruolo è andato a Domingo, della cui interpretazione esistono decine di registrazioni e testimonianze.

©Michele Monasta


Mettiamo quindi che nel 2020, in piena pandemia, uno dei tenori italiani più importanti si affacci a questo ruolo e non lo faccia in modo tradizionale, ma soltanto in diretta televisiva (grazie Rai5), nella sala vuota del Teatro dell’Opera del Maggio Musicale Fiorentino. Quindi lodi incondizionate vanno a Fabio Sartori per il suo coraggio e la sua solidità di artista. Le impressioni che ci giungono dalla parziale resa televisiva sono che la voce è sempre importante, il colore forse non così prezioso, ma la sapienza nel porgere e l’indubbia personalità fanno del suo Otello un’interpretazione interessante anche se rimane al di qua della completezza, rimanendo piuttosto generico. Attorialmente si sforza ma lo sguardo è quasi sempre rivolto alla buca, e l’impietoso sguardo della camera non fa che indebolire la resa di questo Otello. Insomma, un’interpretazione nata in un contesto complicato e che necessiterebbe di cure più analitiche.

©Michele Monasta


Al suo fianco la Desdemona di Marina Rebeka, attrice elegante e dalla bellezza scenica invidiabile. Anche vocalmente il soprano propone una protagonista convincente che ha il suo momento migliore nell’Ave Maria. Per quanto la riguarda diremmo che la Rebeka necessita di un contesto registico meno superficiale per emergere.
Luca Salsi debutta in scena il ruolo di Iago e lo fa con la consueta capacità di sciorinare un canto dall’efficace dialettica drammatica e dall’acceso temperamento, risultando il migliore attore del cast.

©Michele Monasta


Brillante lo stuolo dei ruoli di fianco, che in Otello assumono un ruolo importantissimo, a partire da Riccardo Della Sciucca (Cassio), Caterina Piva (Emilia), Alessio Cacciamani (Lodovico), Francesco Pittari (Roderigo), Francesco Milanese (Montano) e Francesco Samuele Venuti (Un araldo).
Sul podio Zubin Mehta dirige con la sua classe, ma anche con tempi esageratamente lenti, diversi squilibri con il palcoscenico (così percepiti attraverso l’ascolto televisivo) e una mancanza totale di coesione teatrale. Bene il coro diretto dal maestro Lorenzo Fratini
La regia di Valerio Binasco trasporta la vicenda al solito Novecento nazifascista che non risulta efficace neanche a beneficio di camera. Si tratta di un collage di cose ampiamente già viste e per di più i cantanti sembrano teatralmente abbandonati a loro stessi. Bellissimi e aderenti alla regia i costumi di Gianluca Falaschi, che riprende in questa occasione le fogge Primo Novecento del suo Attila Scaligero. Scarne le scene cinematografiche di Guido Fiorato.

Grigorij Filippo Calcagno e Francesco Lodola

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