Il teatro dell’Opera di Roma, nonostante le restrizioni vigenti a causa del Covid-19, le quali vietano la presenza del pubblico nei teatri, non rinuncia ad inaugurare la stagione 2020-21 con Il barbiere di Siviglia di Rossini. La scelta (non così frequente) di questa opera come inaugurale è motivata da Mario Martone, alla regia, in quanto il capolavoro rossiniano è un lavoro “molto amato”. Il progetto è ambizioso e originale, come d’altronde lo era stato il Rigoletto al Circo massimo di questa estate. L’idea è quella di “un’opera-film” dove il set è il teatro stesso e i cantanti vengono ripresi sul palco, in platea e sui palchetti. La regia di Martone è perfettamente riuscita, avendo come premessa uno spettacolo senza pubblico e non dal vivo (sono evidenti, infatti, i montaggi e la post produzione). Nello spettacolo vengono usate tutte le carte possibili per uno spettacolo del genere, comprese delle riprese all’aperto, con Gatti che porta in scooter Figaro, o scene sinceramente spassose come la misurazione della temperatura a Basilio.

Il cast era complessivamente equilibrato e al livello di una inaugurazione di uno dei teatri più importanti d’Italia. La sinergia fra tutti i personaggi era evidente e il tutto è funzionato proprio per questo elemento. Su tutti primeggiavano le interpretazioni del Bartolo di Alessandro Corbelli e il Basilio di Alex Esposito. La compenetrazione fra attore e cantante è pressoché totale in loro. Gran mattatore sulla scena è stato anche il Figaro di Andrzej Filończyk, memorabile soprattutto per l’interpretazione scenica di un personaggio iconico, più che sullo stile vocale, sebbene i suoi mezzi siano, senza dubbio, di primo ordine. Il Conte di Almaviva di Ruzil Gatin è scenicamente molto coinvolto ed è indubbiamente dotato di un timbro generoso e di una coloratura spigliata cantata con dovizia, nonostante un inizio un po’ incerto. Vasilisa Berzhanskaya interpretava una Rosina di temperamento, il cui obiettivo è uscire da questa tela che Bartolo le ha tessuto intorno. Vocalmente è indubbiamente dotata, il timbro è generoso e sa ben passare da un registro grave molto presente, con abbondante uso del registro di petto, ad acuti facili e slanciati, senza mai inficiare le dinamiche. Completano egregiamente il cast Roberto Lorenzi, nei panni di Fiorello, Paolo Musio, nei Panni di Ambrogio, Pietro Faiella nei panni del notaro e la magnifica Berta di Patrizia Biccirè. La Direzione di Gatti è stata piuttosto spigliata ed ha permesso ai cantanti molte variazioni che ne valorizzassero le doti canore. 

In Conclusione si è trattata di una inaugurazione azzeccata. Si è assistito ad uno spettacolo che, nei suoi intenti dichiarati si sarebbe avvalso di strumenti tipici del cinema, creando un prodotto innovativo, che non è ovviamente la normale recita dal vivo, ma che ben si presta ad una situazione in cui il teatro è senza pubblico, come con le attuali norme.

Paolo Mascari e Sara Feliciello

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