Sono protagonisti del concerto di giovedì 10 dicembre al Teatro Storchi gli allievi di Raina Kabaivanska. Concerto che, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, è ovviamente trasmesso in streaming. La Masterclass della Signora Kabaivanska che si svolge nell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vecchi – Tonelli”, ha durata annuale e seleziona ogni anno giovani cantanti di varie nazionalità e permette loro di perfezionare non solo la tecnica ma anche la presenza scenica grazie all’esperienza di una stella come il famoso soprano bulgaro ed italianissimo Raina Kabaivanska.

Apre il concerto Eleonora Filipponi con “Erbarme Dich” da Passione secondo Matteo di Bach. La mezzosoprano sa ben trasmettere nelle intenzioni interpretative tutta la carica di fede che muoveva Bach come luterano in questa meravigliosa composizione, e ne sa accentuare gli afflati con una linea vocale vellutata che spicca nelle numerose messe di voce. Segue il mottetto “In furore iustissimae irae” di Vivaldi interpretato da Yue Wu, sicura nelle impervie agilità della partitura e con una notevole omogeneità nei registri.  Si passa poi al brioso duetto dal Gloria di Vivaldi “Laudamus te” eseguiti da Marily Santoro ed Eleonora Filipponi. È poi la volta di Händel con “Oh thou that tellest” da Messia. Ad interpretarlo è Ana Victoria Pitts, capace di una interpretazione sentita ma misurata. Poi è la volta del “Laudate dominum” da Vesperae Solennes de Confessore di Mozart interpretato da Cristin Arsenova, dotata senz’altro di un timbro grazioso, ha fatto ampio uso di dinamiche.

Con Reinaldo Droz si entra nella parte di programma dedicata alla musica sacra italiana. Egli interpreta il “Cujus animam” dallo Stabat Mater di Rossini. È senz’altro superfluo ricordare la difficoltà interpretativa, ma soprattutto vocale di questo pezzo che Droz porta a casa con gusto nonostante debba controllare meglio talvolta il registro acuto. Sempre con Rossini si cimenta Aleksandrina Mihailova nel “Inflammatus et accensus” dallo Stabat Mater. Il soprano sostiene un’interpretazione con un piglio piuttosto sanguigno che ben si sposa con la solennità del brano ma soprattutto col suo materiale vocale.

La sezione italiana del programma continua con Verdi, di cui il tenore Giuseppe infantino interpreta il celebre “Ingemisco” dalla Messa da Requiem. La parte orchestrale prevederebbe una morbidezza estrema, che talvolta manca nella voce del giovane tenore. La sua lettura è più incentrata su una chiave eroica caratterizzata da una grande aperura delle vocali nella zona del passaggio. È il turno di Eva Kim Maggio con “Ave Maria” da Otello di Verdi. Il soprano, nonostante lo streaming, lascia presagire un volume di tutto rispetto che però sa ben dosare nei momenti di dolcezza di questa magnifica preghiera. Degno di nota è il cristallino la bemolle finale, cantato con un fil di voce.

Nel celebre “Panis Angelicus” di Cesar Franck si cimentano i due tenori del concerto Giuseppe Infantino e Reinaldo Droz. Prima del pezzo finale che vede tutti i cantanti insieme, si cimenta Marily Santoro nella “Ave Maria” di Piazzolla. Nell’interpretazione dimostra mezzi vocali pregevolissimi e una buona omogeneità di registri, forse solo un po’ caricata interpretativamente. Il brano di fine concerto, “Cantique de Noël” di Adam, è una piacevole conclusione di un azzeccato concerto sia per la composizione del programma, sia per la evidente saggia mano della Signora Kabaivanska.

Paolo Mascari

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