Quest’anno la nostra abituale gita a Venezia per il capodanno alla Fenice è saltata, ma fortunatamente, come di consueto, la Fenice è arrivata nelle nostre case, non facendoci mancare la gioia di brindare (seppur virtualmente) all’arrivo di questo anno, su cui pesano innumerevoli aspettative.

Fondazione Teatro La Fenice Concerto di Capodanno 2021 Direttore Daniel Harding Photo ©Michele Crosera

Innanzitutto ritroviamo una Fenice rinnovata nel suo assetto, con la famosa arca lignea, di cui tanto si è parlato, che accoglie al suo interno il coro ben distanziato e poi la platea con l’orchestra schierata e anch’essa distanziata.

Sul podio del capodanno veneziano sale per la terza volta il Maestro Daniel Harding, bacchetta raffinatissima, priva di concessioni a facili effetti, ma con un senso della drammaturgia che anche nel caso di estratti come qui, colpisce per la profondità e l’arguzia. Si aggiunga poi l’evidente amore di Harding per le voci, accompagnate e avvolte con reale trasporto. Magnifica la prova dell’orchestra che nella pagina mozartiana dell’Ouverture de Le nozze di Figaro e nella soavissima Barcarolle da Les Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach.

Brillante anche la prova del coro diretto da Claudio Marino Moretti nel tradizionale “Va, pensiero” e nel coro dei gitani del Trovatore (“Chi del gitano i giorni abbella?”).

Fresca e pulita appare la linea vocale del giovane tenore Xabier Anduaga, che emerge in particolare modo nell’aria di Tonio da La Fille du régiment (“Ah, mes amis, quel jour de fête!”), dove esibisce una sfrontata facilità nel dominare l’ardita tessitura.

Autentica fuoriclasse, Rosa Feola, ci ammalia con la soavità e grazia della sua Juliette (“Je veux vivre dans le rêve”) e poi con il soliquio di Violetta alla fine del I atto (“E’ strano…Ah, fors’é lui…Sempre libera”), dove offre una dimostrazione di canto espressivo, agilità drammatiche, gestione pressoché perfetta di tutta la tessitura (con uno sfavillante e corposo mib) e una costruzione del personaggio esemplare.

Non ci resta che alzare i calici e sperare di tornare al più presto nell’amata Fenice.

Francesco Lodola

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