A distanza di ventiquattr’ore dal compimento degli ottant’anni Placido Domingo ritorna sul palcoscenico di uno dei teatri che più lo hanno amato nel mondo, quello della Wiener Staatsoper, e nel ruolo del Re Nabucodonosor, il sovrano babilonese che attraverso la conversione all’ebraismo diviene Re di tutte le genti. Quale ruolo migliore per Domingo che è indiscutibilmente il Re dell’opera, una leggenda vivente, capace di evolversi e di rimanere però sempre sé stesso, creando un marchio di eccellenza: un Re Mida dell’opera.

Anche in quest’occasione e nonostante lo streaming (seppur di qualità eccellente come quello della Staatsoper) non permetta di goderne a 360°, Domingo non delude: certo, la stanchezza alla fine della recita si percepisce e di questo soffre moltissimo la cabaletta “Cadran, cadranno i perfidi” più accennata che cantata, però il personaggio vive attraverso la sapienza scenica dell’artista, la sua capacità interpretativa che riveste ogni accento in modo personale e carismatico.
Accanto a lui Anna Pirozzi, al suo debutto in questo teatro, ripropone l’Abigaille che ammiriamo ormai da molti anni: la vocalità di metallo importante e la maestria nel superare tutti gli scogli dell’impervia scrittura verdiana, l’aiutano a definire un personaggio protervo e fragile al tempo stesso.

Riccardo Zanellato veste i panni di Zaccaria con solidità vocale e autorevolezza d’interprete, confermando la cifra elegante e nobile del suo canto. I giovani Szilvia Vörös e Freddie De Tommaso donano le loro vocalità preziose ai personaggi di Fenena e Ismaele.
Marco Armiliato dirige con la sua consueta abilità, seguendo i cantanti con rara dedizione, e non limitandosi solo a questo, ma creando intorno alle proprie voci un affresco musicale compatto e di vigoroso senso teatrale, ottenendo eccellenti prove da coro e orchestra.

Lo spettacolo di Günter Krämer, visto in streaming, non lascia un’impronta decisiva limitandosi ad essere una cornice talvolta monotona o comunque non particolarmente originale. Manca nello spettacolo un effetto teatrale di più energica presa: un esempio per tutti è l’entrata di Abigaille, la quale dovrebbe emergere impetuosa, sorprendendo Fenena e Ismaele, mentre qui appare adagiata su una teca di vetro, eliminando del tutto la violenza anche fisica di quest’entrata.