Il Teatro Regio di Torino torna in streaming con la collaudata produzione del donizettiano Elisir d’amore con la regia di Fabio Sparvoli e la direzione musicale di Stefano Montanari: uno spettacolo già più volte applaudito nel capoluogo piemontese.

Una fiaba popolare dalle tinte accese, surreali ma realisticamente caricaturali, che strizza l’occhio alla tradizione pur lasciandosi andare a interpretazioni innovative. Le scene di Saverio Santoliquido, fondate sulla scarna semplicità del contesto, si sposano ai costumi di Alessandra Torella costruendo uno spazio familiare e quasi infantile. Le vicende si svolgono nell’Italia rurale degli anni Cinquanta ispirata alle mille sfaccettature psicologiche che l’Elisir è in grado di offrire: dalla semplicità di Nemorino alla vanità di Adina, senza tralasciare la sfrontatezza di Belcore o le incursioni del dottor Dulcamara. Non sempre lo spettacolo mette in luce tutte le sfaccettature di questi personaggi, ma nel complesso è tutto molto gradevole e ben costruito, soprattutto il lavoro fatto sul coro diretto dal Maestro Andrea Secchi.

Di grande interesse risulta invece il lavoro del Maestro Stefano Montanari che coglie appieno lo spirito donizettiano e costruisce un Elisir di contatto tra la tradizione classicamente buffa e l’elemento melodrammatico e malinconico, affibbiando all’Opera una lettura matura e sapientemente equilibrata, così emerge dalle difficoltà dell’ascoltare l’opera in streaming (seppur eccellente come quello del Regio).

La grande sorpresa di questa produzione è senza dubbio il Nemorino di Bogdan Volkov, perfettamente calato in un personaggio dalla psicologia sì semplice e ingenua, almeno in apparenza, che trova espressione in una vocalità tecnicamente precisa e pulita, in linea col personaggio magistralmente interpretato. Piace anche l’Adina di Mariangela Sicilia che si distingue per pulizia tecnica e candore espressivo, con un ritratto del personaggio decisamente sbilanciato verso il lirismo (com’è giusto in questo ruolo) che verso il canto acrobatico. Il Belcore di Giorgio Caoduro riesce a imporsi nella propria preminenza vocale e caricaturale, crescendo durante l’opera come personaggio e interprete vocale. Ottimo è infine il Dulcamara di Marco Filippo Romano di cui si apprezza il sapiente dialogo con la direzione di Montanari, brillando per ricercatezza vocale e teatrale. Bene anche la Giannetta di Ashley Milanese e l’assistente del dottor Dulcamara interpretato da Mario Brancaccio. 

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