«Che Aida ghe st’anno?»: è la frase che più si sente pronunciare a Verona quando è in arrivo la stagione estiva, quando la gente si chiede come sarà lo spettacolo, quanto sarà grandioso e quali saranno le novità. Quella del 2021 è un’Aida nuova, che abbandona lo splendore architettonico, per farsi multimediale, affidandosi alla parete di ledwall progettata da D-Wok. Chi ha visto il kolossal del 2016 Gods of Egypt ritroverà tutte le atmosfere fantasiose e opulente in questa Aida. Non mancano i momenti di suggestione visiva ma lo spettacolo avrebbe forse avuto bisogno di un’ulteriore limatura, soprattutto nella cura dei movimenti delle masse e anche dei personaggi principali, spesso abbandonati alle loro personali capacità teatrali.

Sul podio garantisce compattezza allo spettacolo il Maestro Diego Matheuz, al suo debutto in Arena e al suo debutto con Aida. Un debutto gestito con eleganza, riuscendo a colmare con maestria e rigore qualche squilibrio tra buca, palcoscenico e coro (posto sul lato sinistro delle gradinate sovrastanti il palco). Indubbiamente c’è un margine di crescita e la possibilità di raggiungere maggiore amalgama e scavo analitico. In questo contesto da lodare le prove dell’orchestra e soprattutto dell’eroico coro diretto da Vito Lombardi.
Sul palco emergono le due voci parmensi di Michele Pertusi e Luca Salsi. Il primo è un magnifico Ramfis, monumentale nello scolpire con vigore sacrale ogni parola. Luca Salsi è un Amonasro regale, che si esprime con il linguaggio nobile che compete a questo personaggio, utilizzando una paletta cromatica sempre studiata e una dialettica vocale di alto livello.
Anita Rachvelishvili ritrovava in questa serata le sue migliori qualità, lo sfolgorio lussureggiante dei mezzi e il focoso temperamento che ne fanno un’Amneris di sempre brillante presa vocale e scenica. Jorge de Leòn tornava dopo qualche anno di assenza a vestire i panni di Radames, confermandosi uno pochi veri tenori drammatici sulla scena odierna, in grado di sfidare tutti gli scogli della partitura verdiana senza timore alcuno. Lode a lui anche di aver affrontato il cimento di “Celeste Aida” tra la confusione del pubblico allarmato per un malore a poca distanza dal palco.
Angela Meade al suo debutto areniano interpretata un’Aida sicura, dalla vocalità imponente e capace anche di notevoli sfumature, che si sono apprezzate nel IV atto, dove finalmente sembrava più rilassata sia vocalmente che interpretativamente.
Benissimo il Re del bravissimo Simon Lim, il messaggero di Riccardo Rados e la Sacerdotessa di Yao Bohui.
Al termine un caloroso successo.