“All’aperto si gioca solo a bocce”: questa frase, tradizionalmente attribuita a Toscanini, ben si adatta alla principale problematica dell’Arena di Verona: la pioggia. Un problema con il suo fascino: perché cosa c’è di più bello della pioggia d’estate?

Peccato che quando diventa intermittente come ieri sera (22 luglio), un’opera dalla durata esigua come Cavalleria Rusticana finisca all’una di notte, e i successivi Pagliacci debbano essere per forza di cose annullati. In mezzo alle difficoltà di un’esecuzione interrotta più volte, abbiamo avuto la fortuna di avere un condottiero eroico, il Maestro Marco Armiliato, che è riuscito a tenere sempre le fila sia del discorso musicale che di quello teatrale, con una prestazione decisamente più riuscita rispetto alla prima rappresentazione del mese scorso.

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Nei panni di Santuzza Maria José Siri, che avrebbbe dovuto compiere l’impresa storica di interpretare per la prima volta in Arena sia la protagonista mascagnana che la Nedda di Pagliacci. Il soprano uruguaiano disegna una protagonista meno estroversa rispetto alla tradizione, e più intimamente ripiegata. Il suo canto si espande con calore e intensità nelle accensioni più liriche, infuocandosi nella celebre invettiva alla fine del duetto con Turiddu, “detta” a regola d’arte.

Ulteriore novità nella compagnia di canto è l’Alfio di Sebastian Catana, voce importantissima, in grado di catalizzare l’attenzione nei suoi momenti in scena, sfoggiando anche un fraseggio attento e di grande impatto nelle frasi meno attenzionate (“Se è sempre qui! L’ho visto stamattina vicino a casa mia”).

©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Commovente conferma anche il Turiddu di Murat Karahan, voce, temperamento e sensibilità mediterranea, tanto nei suoi momenti di canto spiegato, che nel tenero “Addio alla madre”.

Efficace anche la Mamma Lucia di Agostina Smimmero e la Lola di Clarissa Leonardi.

Lo spettacolo multimediale firmato Fondazione Arena è elegante e lineare cornice alla truce vicenda verghiana.

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