Le opere popolari come La Traviata, devono alla loro popolarità anche la loro difficoltà d’esecuzione. Come ricette di alta cucina hanno bisogno che tutti gli ingredienti oltre ad essere di eccellente qualità singolarmente, si amalgamino felicemente.
Nella quarta recita di Traviata all’Arena di Verona questa amalgama la si è raggiunta solo parzialmente. Sul podio il Maestro Francesco Ivan Ciampa è salvifico nel gestire con sapienza i difficili equilibri tra buca e palcoscenico, dimostrando assoluto aplomb nel sbrogliare anche le situazioni più intricate, tra cui qualche errore musicale e vuoto mnemonico. Certamente è più guardingo rispetto alle recite precedenti, ma la sua Traviata si conferma comunque raffinata e teatralmente interessante.
George Petean al suo debutto areniano, si mostrava voce solida, con intenzioni vocali azzeccate. Siamo sicuri che presa confidenza con il palcoscenico dell’anfiteatro anche l’interprete sarà più disteso e variegato.
Vittorio Grigolo torna come esuberante Alfredo, interprete passionale (pure troppo), dalla vocalità generosa e sempre molto preziosa, ma non sempre irreprensibile.
Sonya Yoncheva ha tutto l’armamentario divistico per essere Violetta: si muove con fascino, sa “prendere” la luce e dare calore alla melodia verdiana, grazie ad una voce ampia e di bel colore gestita bene sia nell’articolata scrittura del I atto, che nel lirismo di II e III atto.
Accanto a loro si muovevano la diligente Annina di Yao Bohui, il perfetto Gastone di Carlo Bosi, il Barone Douphol di Nicolò Ceriani, il Dottor Grenvil di Romano Dal Zovo, il Marchese D’Obigny di Natale De Carolis, la Flora di Clarissa Leonardi, il Giuseppe di Max René Cosotti e il Domestico/Un commissario di Stefano Rinaldi Miliani.
Ancora una volta lo spettacolo firmato Fondazione Arena si mostrava cornice rassicurante e funzionale.