Il Regio Opera Festival, la stagione estiva che il Teatro Regio di Torino ha portato al cortile di Palazzo Arsenale, non si arresta neanche ad agosto. Ad alleviare l’estate torinese è un Pagliacci di Ruggero Leoncavallo che trascina a teatro grande varietà di pubblico, anche internazionale, nonostante le fughe estive dal capoluogo piemontese, in un allestimento di Anna Maria Bruzzese (che riprende lo spettacolo di Gabriele Lavia) che non promette stravolgimenti scenici proponendo un canone teatrale tradizionale. Le scene si aprono su un paesaggio neorealista e familiare, malinconico ma non privo di colore locale, dove gli orrori della guerra si esplicitano attraverso rimandi diretti al passato recentissimo.
Interessante la direzione di Stefano Montanari. Mai scontato e sempre opportuno, Montanari regala un Pagliacci svestito della narrazione viziata dalla tradizione: rifiuta il colore folkloristico per rimpiazzarlo con un abile gioco di silenzi ed equilibri che assumono su di sé tutta la carica espressiva di questo allestimento. Il dramma della commedia tramutata in tragedia riaffiora così prepotentemente da dipingere un Pagliacci quasi cupo, sommesso e intimo.
Un’intimità che raggiunge il proprio apice col “Vesti la Giubba” di Jonathan Tetelman, voce piuttosto interessante che torna al Teatro Regio dopo un paio d’anni di assenza dall’ultima Tosca del 2019. Con una presenza scenica indubbiamente elegante offre una prova più che convincente per tutto il corso della breve rappresentazione: il suo è un Canio fiero e padrone, capace di regalare al pubblico l’intimo approfondimento psicologico richiesto dal personaggio. Lo slancio degli acuti rivela una qualità timbrica indubbiamente interessante, mai colpevole di abbandonare il personaggio agli eccessi che potrebbero sfuggire a un simile repertorio. Un’ottima prova è offerta anche dalla Nedda di Valeria Sepe, interessante nel fraseggio quanto nella caratterizzazione di un personaggio agile e vivace che si accompagna a una voce convincente soprattutto in acuto. Alessio Arduini offre un Silvio di qualità soprattutto nell’espressività del personaggio e il Tonio di Misha Kiria convince in una resa del personaggio tuttavia non sempre perfetta. Bene anche Andrea Giovannini (Peppe/Arlecchino) e i due contadini di Giuseppe Capoferri e Marino Capettini.

Un agosto allietato dunque da un Pagliacci musicalmente interessante che conduce il pubblico torinese verso l’ultimo appuntamento operistico di settembre previsto col classico Barbiere di Siviglia, in attesa che il Regio di Torino annunci le novità previste dal progetto del Regio Metropolitano.