Il consueto cambio settimanale di compagnie di canto all’Arena di Verona, portava nel Nabucco del 13 agosto delle novità nel ruolo del titolo e nei personaggi di Ismaele, Fenena e Anna.
Per un’unica recita il baritono George Petean vestiva i panni del re babilonese, mostrando vocalità tecnicamente solida e sicurezza interpretativa, rendendosi protagonista interessante soprattutto nella seconda parte dell’opera, con un “Dio di Giuda” sfumato e sentito.
Nei panni di Ismaele e Fenena Riccardo Rados e Géraldine Chauvet si dimostravano piuttosto affidabili, in particolare il mezzosoprano mostrava la classe e la finezza vocale e interpretativa che le abbiamo sempre riconosciuto.

Si confermava di grande qualità vocale ed espressiva l’Abigaille di Anna Pirozzi (in luogo dell’inizialmente prevista Saioa Hernandez), sempre tesa ad assicurare temperamento e varietà cromatica al suo valoroso canto.
Rispetto alla prima rappresentazione da noi recensita (17 luglio), Rafał Siwek pare aver ritrovato lo smalto vocale e la grinta interpretativa per i quali lo apprezziamo da tempo. Il suo Zaccaria si conferma autorevole e ieraticamente combattivo.
Bene la Anna di Elena Borin, ormai inossidabile veterana di questo palcoscenico. Accanto a lei le felici conferme anche di Nicolò Ceriani (Sacerdote di Belo) e Carlo Bosi (Abdallo).

Sul podio un sempre ispirato Daniel Oren, capace come pochi di assecondare le esigenze vocali del palcoscenico e di gestirne con maestria i delicati equilibri.
Lo spettacolo, con la sua ambientazione anni ’40, risulta cornice efficace, seppur non del tutto rifinita.