Dal 26 novembre al 3 dicembre è in scena, al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Lo spettacolo, recupero della stagione 2020, e dunque sospeso a causa della pandemia, è una ripresa della produzione del Teatro regio di Torino firmata da Vittorio Borrelli, con scene di Claudia Boasso e costumi di Luisa Spinatelli. Lo spettacolo è a dir poco delizioso. Una regia, come i costumi e le scene, tradizionale che però riesce a divertire e a non cadere mai nel “già visto”. Momenti significativi sono stati, fra gli altri, il carretto di Figaro con le parrucche rotanti, le freccette lanciate da Rosina sui dipinti degli avi, e l’uso sapiente dello spazio scenico con l’alzarsi e l’abbassarsi delle tapparelle nella prima scena.
Sul versante musicale, la direzione è affidata a Salvatore Percacciolo. Il direttore ha una direzione attenta verso la compagnia di canto, qualità importantissima in questo repertorio. Per quanto in alcuni momenti, come la sinfonia ad esempio, mancassero di mordente, egli ha permesso all’orchestra del Massimo Bellini di mostrare la propria grande qualità. Sul versante vocale, la recita a cui si fa riferimento è quella del 30 novembre, che ha visto impegnata la seconda compagnia di canto, complessivamente piuttosto equilibrata ma con dei distinguo. Il ruolo de Il Conte Almaviva era affidato a Juan De Dios Mateos, giovane tenore spagnolo. La voce è molto interessante: pur non dotata di un volume enorme, risulta lucente sopratutto nella seconda ottava. Egli nel delineare il personaggio fa prevalere una linea romantica, che lo porta a cantare in maniera lodevole la canzone/serenata del primo atto. Scenicamente, appare disinvolto nei vari travestimenti che il ruolo richiede. Dispiace non averlo potuto sentire nel famoso rondò del secondo atto, tagliato. Il ruolo di Don Bartolo era affidato a Pablo Galvez. Scenicamente convincente nel dare vita al ruolo del tutore, dal punto di vista vocale, se da un lato risultava musicalissimo nei recitativi, in alcuni pezzi musicali la linea vocale risultava sacrificata.

La primadonna Rosina era incarnata da Geraldine Chauvet. La sua Rosina è “tutto fuoco”: divertente, impertinente, ironica. Vocalmente stupisce per la nitidezza delle colorature sempre a fuoco, seppur non sempre a suo agio in alcuni passaggi delle prima ottava e di alcuni recitativi. Gran trionfatore della serata è stato il Figaro di Domenico Balzani. La sua interpretazione vocale e scenica è stata magnetica. La parola era argento vivo, sempre perfettamente scandita e capace di rendere vivi tutti i recitativi, brillantemente accompagnati da Gaetano Costa al Cembalo, e i grandi momenti di interazione con gli altri personaggi. Solido risultava il Don Basilio di Alin Anca Doru, il quale ha tessuto un personaggio rigido e comico al contempo, mostrando notevole volume e una buona interpretazione dell’aria della Calunnia.
Il ruolo di Berta è stato affidato al giovane soprano Claudia Ceraulo. Nonostante il ruolo sia piccolo, ella lo ha saputo far vivere, rendendo Berta maliziosa e sveglia quanto Rosina, e nel fare ciò non ha mai sacrificato la propria linea vocale partendo da un presente, talvolta troppo, registro di petto fino agli acuti. Un talento da rivedere e riascoltare. Spicca, infine, per presenza scenica e mezzi vocali Gianluca Failla, nel doppio ruolo di Fiorello e dell’Ufficiale. La voce, dotata di magnifico timbro, risulta infatti assai voluminosa e proiettata. Ci si augura di ascoltarlo presto in altri ruoli che possano dare il giusto spazio a tale materiale vocale. Il ruolo di Ambrogio è stato ricoperto da Piero Leanza, motore comico di moltissime scene della produzione.
Infine, ma non per importanza, è il lavoro svolto dal Coro del Teatro Massimo Bellini brillantemente preparato dal Maestro Luigi Petrozziello.