Ben 153 anni sono intercorsi da quell’ultima rappresentazione al Teatro Doria di Genova: tanto è servito per riportare in scena su suolo Superbo uno dei massimi capolavori del Maestro Gaetano Donizetti, Anna Bolena. E se indubbiamente si è andati a teatro con un’aspettativa particolarmente alta per questo grande ritorno, si è usciti così soddisfatti e consapevoli di aver appena ascoltato alcune delle migliori voci in circolazione, che i punti meno positivi dello spettacolo (pochi) sono sembrati irrilevanti.
Inutile dunque girarci troppo attorno: Angela Meade è una cantante semplicemente straordinaria. Il volume della voce è portentoso, ma sempre dosato in maniera mirabile, con delle dinamiche curate, dei forti mai gridati e dei filati e piani sempre controllati e penetranti, i fiati sono lunghissimi, il legato magistrale, le agilità precise, gli acuti e sovracuti sempre a fuoco e rotondi, il registro grave pieno e mai volgare, il fraseggio è curato e fa trasparire una Anna Bolena umana, Regina dignitosa nel suo dolore. Con gli ultimi venti minuti di opera, da quel delicato e sofferente “Piangete voi…” a quel “Coppia iniqua” che racchiude tutta la nobiltà d’animo del personaggio, la Meade ha raggiunto l’apice, senza mai tradire la minima stanchezza, nonostante l’intera opera alle spalle, suscitando fortissime emozioni tra un pubblico estasiato, che l’ha premiata con dei calorosi, meritatissimi, applausi e grida di consenso.

Molto apprezzato anche John Osborn, tenore dotato di uno strumento prodigioso, facile all’acuto, di gran bellezza timbrica ed ottime agilità, ed una precisa dizione italiana, il quale è riuscito a conquistare la platea genovese con un’ottima performance di un ruolo senza dubbio spietato.
Nicola Ulivieri, già Filippo nel Bianca e Fernando lo scorso novembre, è tornato a Genova in un altro ruolo da “cattivo”. Il basso trentino è un grande ed affermato belcantista dalla lunga carriera, una garanzia insomma, che riesce a dare grande risalto ai suoi personaggi e, nonostante una leggera, ma talvolta percettibile stanchezza vocale, sempre notevole è la maestria nel fraseggio ed il timbro scuro e nobile che danno spessore alla sua arte, da grande professionista.
Qualche riserva per Sonia Ganassi, anche lei cantante dalla grande ed indiscutibile carriera: ottima fraseggiatrice qual è, la sua Seymour è sicuramente convincente dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio, conserva ancora sicuri gli acuti, ma la voce risulta troppo affaticata per essere apprezzata appieno.
Vera lezione di belcanto quella di Marina Comparato, uno Smeton di lusso, vocalmente pulito e preciso nelle agilità quasi rossiniane.
Hanno completato correttamente il cast Roberto Maietta come Lord Rochefort, e Manuel Pierattelli come Sir Hervey.

Molto buona la prova dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice, diretto dal Maestro Sesto Quatrini, il quale ha operato una linea molto pulita e precisa, talvolta con tempi forse un po’ troppo dilatati, soprattutto in considerazione del fatto che l’edizione sia stata eseguita integralmente.
Pregevole il Coro del Teatro Carlo Felice, diretto dal Maestro Francesco Aliberti.
Unico vero grande punto interrogativo, l’intero aspetto scenico-registico.
È indubbiamente vero che Anna Bolena sia un’opera sostanzialmente priva di colpi di teatro, o comunque caratterizzata da un’azione drammatica non molto esaltante. Ciononostante si fatica a trovare degli aspetti interessanti nella regia firmata da Alfonso Antoniozzi, così come scene e videodesign di Monica Manganelli, prive di un reale valore estetico. Forse, a questo punto, una versione in forma di concerto sarebbe stata più opportuna.
Resta comunque notevole, come già scritto, tutta la parte musicale della serata, tanto da sopperire senza troppe difficoltà alle mancanze “visive”.