Vicenza è al centro in questi anni di una rinascita artistica e culturale che la sta facendo emergere tra i capoluoghi veneti come punto di interesse e polo attrattivo turistico d’eccellenza. Le bellezze architettoniche e il prezioso patrimonio artistico e paesaggistico fanno di questa città una vera gemma. La musica ha avuto un grande ruolo nel rilancio della città, e va considerato come assoluto apripista il Festival Vicenza in Lirica, manifestazione di grande prestigio e livello musicale, giunta quest’anno a festeggiare dieci anni di vita. All’alba di questo importante compleanno, i cui festeggiamenti saranno inaugurati il 3 settembre, ore 21.00, al Teatro Olimpico dalla Messa in Do minore K427 di Mozart, abbiamo incontrato il direttore artistico M° Andrea Castello, per fare il punto sul percorso del Festival e sui suoi futuri sviluppi.
Qual è l’emozione di questo traguardo? Dieci anni di Festival, una manifestazione in continua crescita, ma sempre con un forte legame con il territorio.
Più che emozione è tanta soddisfazione. Credevo di resistere due al massimo tre anni, invece il progetto è diventato via via sempre più importante. Dieci anni per noi sono davvero tanti, forse un’emozione grande c’è: l’aver fatto debuttare circa 150 giovani artisti, molti dei quali stanno cantando nei teatri più importanti d’Europa. Il legame con il territorio è fondamentale, il Festival è della città, per la città, e “dalla” città verso altri territori. Posso vantarmi nel dire che non esisteva un vero e proprio festival con opere prodotte in città. E’ importante per una città produrre opere, poi ne sono arrivati altri e ben vengano perché, finché c’è musica, c’è bellezza.

L’importanza di valorizzare i giovani: la tua fiducia nei talenti nascenti rappresenta un unicum nel panorama nazionale e non solo, in che modo Vicenza in Lirica può rappresentare una guida per le grandi istituzioni musicali e governative, che spesso ignorano il talento dei giovani? (Esperienza del concorso anche)
Basta avere il coraggio di ascoltarli attraverso audizioni conoscitive e nei concorsi, evitando le agenzie che già lavorano nei teatri (ecco il motivo per cui nel concorso Tullio Serafin non vedrete mai agenti). Anche le Masterclass di canto lirico sono occasione per ascoltare giovani artisti preparati, l’importante, però, è che il corso sia tenuto da “veri” docenti di canto, che sappiano cosa significhi cantare, che conoscano il teatro e, soprattutto, che non si improvvisino tali dopo un tentativo andato a male nel cantare. Mi vien da ridere quando vedo master class tenute da giovani cantanti che hanno appena iniziato, o stanno tentando di iniziare la loro carriera. Il concorso è una grande audizione, la giuria deve essere composta per la maggiore da persone che diano opportunità ai giovani artisti (e non solo quelli che arrivano in finale) e, qualche volta, che diano dei premi se possono. E’ la mia concezione di promuovere i giovani, che a volte mi penalizza perché con questo modo di pensare tengo lontane le lobby, a tutela dei giovani artisti. Bisogna essere seri e saggi per aiutare i giovani artisti troppo spesso aiutati solo a parole e poco con i fatti. Nel mio piccolo ci provo anche quando qualche serio concorso mi chiama (o richiama) e dove non esito a concedere dei premi.
Il cartellone di quest’anno contiene gemme musicali di tutti i tipi: dalla musica da camera a quella vocale, il melodramma, opere letterarie e discografiche, oltre che progetti formativi importanti: come hai costruito negli anni il “format” vincente di Vicenza in Lirica
Cerco di abbinare tutti i gusti musicali: dal barocco puro, al neoclassicismo, nuove pagine musicali a titoli conosciuti. Purtroppo in Italia c’è ancora tanto da lavorare per la musica del periodo barocco, ma non mollo. Mi consola che nella mia città sono stato d’ispirazione ad altri festival nel proporre opere barocche come sono felice di avere coinvolto sempre orchestre della nostra bella Italia, cercando di colmare anche il vuoto di lavoro causato dal Covid. Mi piacciono molto le nuove proposte, soprattutto se create da giovani artisti e, quest’anno, ne diamo la prova con uno spettacolo ideato dal Liceo Guarino Veronese di San Bonifacio che mette in scena la figura del Don Giovanni, la sua doppia personalità. Amo altresì le collaborazioni, linfa vitale per un festival, ma l’importante è che siano sinergiche e non vadano a senso unico. Oltre al Liceo nutro particolare entusiasmo nel continuare la collaborazione con il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, presente al Festival da cinque edizioni e con il conservatorio “Santa Cecilia” di Roma entrato nel nostro cartellone a giugno scorso. Le porte sono sempre aperte, l’importante è che chi collabora con noi lo faccia per creare “ponti” e non “muri” anche perché la musica difficilmente oltrepassa un muro.
C’è un artista o una figura che ti ha ispirato in questi anni: verrebbe da pensare a Tullio Serafin, ma so che anche la grande e indimenticabile Daniela Dessì ha avuto grande influenza.
Ha già citato i due nomi che mi hanno portato a questo mio lavoro di direttore artistico. Tullio Serafin partiva dai giovani ed oltre ad essere un eccellente direttore era un direttore di teatro (vedasi quello che ha fatto al teatro dell’Opera di Roma). Daniela Dessì…. è stata una grande perdita oltre che per la musica nel mondo, anche per me personalmente. Grazie a lei sono partito con il Festival Vicenza in Lirica; donna saggia, generosa, intelligente, professionale, un’amica! Devo essere riconoscente anche a Barbara Frittoli e a Sara Mingardo (socio onorario di Concetto Armonico) perché da sempre credono nel festival sostenendolo con grande professionalità ed amicizia. Non per ultimo il caro amico Leo Nucci, saggezza d’altri tempi che vincerà sempre.

I prossimi traguardi
Un traguardo è difficile da stabile perché non sai mai con quali avversari hai a che fare e, nel campo del teatro, gli avversari sono tanti. Alcuni ti tendono la mano per farti crescere, altri ti tendono la gamba per farti lo sgambetto, ma l’importante è sapersi rialzare e “stoppare” ben presto la loro “ironia”, se così si può chiamare. Quindi più che traguardi direi, obiettivi: uno fra tanti un teatro che mi dia fiducia, magari per la gestione di un’Accademia, troppo spesso affidate a persone che il canto l’hanno sentito (forse) nei cd. Anche una segreteria artistica non sarebbe male. Però non mi faccio illusioni perché voglio che la mia vita sia sempre una bella sorpresa e non una delusione, tutto ciò che arriva lo accetto, importante è seminare bene, non scendere a compromessi con le lobby. Proprio per questo la mia ascesa sarà dura, ma non mi lamento di ciò che ho e della fiducia che mi danno alcuni grandi della lirica, ma anche il Ministero della Cultura e la mia città Vicenza. Con l’onestà di sempre.
Grazie ad Andrea Castello per la bella intervista e In bocca al lupo a tutta la squadra di Vicenza in Lirica!