Al Comunale di Modena si inaugura la Stagione Concertistica 2022-23 che vede subito protagonista la neonata filarmonica cittadina in uno splendido concerto sulle orme di Dvoràk e Brahms
Quando nasce un’orchestra si tratta sempre di una lieta notizia, inutile dirlo. Quando ciò avviene nel cuore di una terra come l’Emilia, in una città dalle antiche tradizioni musicali come Modena, viene proprio da dire “finalmente!”. La nascita della Filarmonica di Modena, ad opera del Maestro Giorgio Zagnoni, già per anni Presidente della Filarmonica di Bologna, risale in realtà agli inizi dell’estate con uno splendido concerto inaugurale da cui si è immediatamente compreso quanto ambizioso e di alto livello sia il progetto artistico alla base. L’idea è quella di affiancare a giovani professionisti provenienti dal conservatorio della città (a cui viene data la grande occasione di “lanciare” la propria carriera) affermati musicisti provenienti dalle più illustri formazioni orchestrali italiane (dalla Scala all’Accademia di S. Cecilia, passando per il Maggio, l’Arena e altre), uniti in una compagine che arricchisca l’offerta culturale della città, del territorio e che possa portare fin da subito nel mondo il nome di Modena.
Ecco perché sin da subito si è saggiamente scelto di includere l’orchestra nella nuova Stagione concertistica del teatro, dandole uno spazio rilevante e stabile nella programmazione, a partire dall’inaugurazione.
Il concerto ha visto la partecipazione dello straordinario violoncellista tedesco Benedict Kloeckner nell’esecuzione del Concerto per violoncello op. 104 di Antonin Dvorak, una delle pagine più belle del celebre compositore, in cui è emersa nota dopo nota un’interpretazione profondamente ispirata e magnetica da parte del solista, in una autentica simbiosi tra strumento ed esecutore e tra quest’ultimo e l’orchestra, guidata con sapienza dal Maestro Henrik Nànàsi. La magia delle calde note dello strumento suonato da Kloeckner non si è però esaurita, poiché all’intimo e melanconico dialogo con il flauto che contraddistingue il concerto di Dvorak è seguito a grande richiesta un bis da parte del solista, che si è cimentato con ancora maggior trasporto, non frenando nemmeno un accompagnamento vocale, sulle note moderne di un brano di Sollima, tra pizzicati e lunghe arcate, in una suggestiva atmosfera che potremmo definire mistica e trasfigurata.
Il concerto è poi continuato con la sola presenza della Filarmonica, nella Sinfonia n.4 in mi minore op.98 di Johannes Brahms, ultimo baluardo di un’epoca, quella del sistema tonale, che andava erodendosi lasciando il posto a nuovi linguaggi sinfonici. In quello che potremmo definire un addio doloroso e pessimistico al tempo di Brahms, convince e brilla anche in questo caso la resa dell’orchestra, dimostratasi già capace di cimentarsi in pietre miliari della composizione sinfonica con equilibrio, ottimo suono e musicalità, ed una comunione d’intenti tra le parti che difficilmente è possibile ravvisare in compagini così “giovani”. Che sia un buon auspicio per il futuro? Lo scopriremo presto e speriamo di poterlo ancora affermare a lungo.
Modena, 14 settembre 2022