
Trieste, Venerdì 15 settembre – Un percorso storico intriso di contrasti quello che ha visto l’orchestra del Teatro Verdi nel primo concerto della stagione sinfonica del 2017. Il concerto diretto dal M°Oleg Caetani vedeva in programma, l’ouverture del Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini e il Morgendammerung – Siegfrieds Rheinfahrt dal Gotterdammerung di Richard Wagner e l’impegnativi sima sinfonia n°15 di Dmitri Shostakovich. La prima parte ha visto: un ottima sezione dei violoncelli dare inizio a quel percorso che non tutti in sala alla fine han ben capito. Rossini e il suo Guglielmo Tell riescono a trasportare il pubblico triestino verso scenari alpini, con temporali (e non tempeste!) ma soprattutto con un travolgente finale carico di brio e positività. Il secondo brano, fa parte della grande Tetralogia Wagneriana ed è anch’esso un complesso dipinto colorato, immagine di un alba chiara e positiva. Molto buono il solo del corno (fuori scena) interpretato dalla prima parte dell’orchestra. In questo primo tempo Oleg Caetani ha guidato l’orchestra con un interpretazione minimale, il gesto stesso si vedeva a fatica, ottimo invece, e sentito, l’impegno dell’orchestra specialmente nel dipinto wagneriano.

La seconda parte, molto più affine a Caetani vedeva l’esecuzione della quindicesima sinfonia di Dmitri Shostakovich. Caetani, conoscitore e studioso di Shostakovich ha condotto l’imponente sinfonia con attenzione dettagliata. La sinfonia scritta nel 1971,di costruzione classica vedrà la prima esecuzione solamente l’anno successivo. Questo imponente lavoro che l’autore terminò in ospedale, e uno specchio degl’anni 70 dove la frantumazione dei linguaggi, lentamente poterà alla creazione di quella che oggi è chiamata musica contemporanea. La Sinfonia è incentrata su i temi di Rossini e Wagner sentiti nella prima parte, possiamo definirla un continuum spazio temporale tra ottocento e novcento. Shostakovich lavora sulla dissoluzione delle cellule rossiniane e wagneriane, creando una partitura difficile da ascoltare, ma dove il marchio di fabbrica del maestro si sente sin dalla prima nota, gl’unisoni raddoppiati, l’uso massiccio delle percussioni, grandi momenti lirici alternati da scene grottesche.

Concludendo, l’orchestra del teatro ha superato egregiamente un programma per niente facile, che l’ha messa alla prova non solo nella complessità delle partiture, ma anche nel bel suono dei solisti ( Il primo flauto, il primo corno, il primo violino giusto per citarne alcuni). Il Direttore Oleg Caetani è senza dubbio un musicista di spessore anche se per chi scrive, forse non era il direttore adatto alla prima parte, ma senza alcun dubbio la sua interpretazione del capolavoro di Shostakovich è riuscita al meglio. Il pubblico in sala ha apprezzato il concerto con sonori applausi.
Matteo Firmi