Abbiamo intervistato Ailyn Pérez nella fase del trucco prima dei Green Carpet Fashion Awards, grande evento che ha chiuso la Milano Fashion week lo scorso 23 settembre e che l’ha vista tra gli ospiti. Il soprano che unisce il glamour hollywoodiano al calore latino messicano, è la grande stella del momento, assoluta protagonista nel ruolo di Elvira in “Ernani” al Teatro alla Scala, dove l’opera verdiana tornerà dopo ben 36 anni, e proprio in occasione di questa prestigiosa produzione l’abbiamo incontrata. 

Sei indubbiamente una Diva, quanto è importante l’attenzione per la moda e per l’aspetto nel mondo dell’opera di oggi?
Mi piace questo aspetto del mio lavoro e adoro la moda. Mi piace soprattutto il lavoro di coloro che lavorano dietro le quinte del teatro d’opera. Adoro gli artisti che curano il mio trucco teatrale, quelli che creano le parrucche a mano. Tutti questi elementi diventano veri e propri elementi della scenografia. Hanno il potere di trasportarmi in un altro mondo. Si vede la cura per ogni dettaglio e l’attenzione alla tradizione. Sono totalmente affascinata da queste persone.
Com’è cambiato il ruolo della Diva rispetto al passato?
Secondo me è cambiato molto. Oggi tutti gli artisti utilizzano e condividono i loro momenti sul palcoscenico, ma anche i momenti della loro vita personale, sulle reti sociali, come possono essere Facebook, Instagram o Twitter. Ogni tanto penso a Maria Callas che si scatta dei selfie da postare, ma non riesco ad immaginarmela, perché non avrebbe sicuramente fatto parte delle sue abitudini. Oggi noi artisti cerchiamo sempre un nuovo pubblico, anche per portare una gioia a noi stessi in qualche modo. Facciamo una vita molto difficile, sempre in teatro, siamo molto soli, perché sono pochi i momenti in cui davvero ci possiamo godere la nostra famiglia e i nostri affetti. Condividere i nostri momenti in teatro e parlare con i nostri followers è davvero una gioia. Gli artisti pop sono una grande ispirazione in questo senso per il loro utilizzo dei social networks. In questi giorni della fashion week, ho seguito molto per esempio Donatella Versace, una donna stupenda. Tanti anni fa il mondo della moda non era così accessibile come lo è oggi. Oggi abbiamo la possibilità di vedere un personaggio come la Versace che condivide con noi i momenti della sua giornata al Festival del Cinema di Venezia per esempio. E’ veramente tutto molto nuovo e penso possa portare ad un apprezzamento maggiore degli artisti e del nostro lavoro.

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©Fay Fox

Ci sono dei lati negativi in questo?
Sì, tanti. Oggi il mondo, non è un mistero, vive un periodo di grande crisi politica, dove i leader non hanno consapevolezza e coscienza nel loro agire e di conseguenza c’è una grande perdita di valori. Questo ha ispirato negativamente anche coloro che utilizzano i social, che si sono uniti in una comunità per contrastare questi uomini di potere. C’è passione, che coinvolge sia i giovani che persone di una fascia d’età superiore ai cinquant’anni. Tuttavia, se prima le notizie arrivavano tramite la televisione e i giornali, dove non si poteva replicare, oggi ci sono i social dove ognuno può scrivere la propria opinione. Oggi abbiamo la necessità di avere più rispetto. La cosa grave è che oggi spesso si scrive qualcosa sui social networks senza pensare alle conseguenze. Questo è un grosso errore. Attualmente viviamo in un mondo in cui ognuno ha il desiderio di esprimersi sia in positivo che in negativo, è questo è totalmente comprensibile, anche se pericoloso. Tutte le cose negative muovono però un qualcosa che forse può scatenare anche qualcosa di positivo. Dieci anni fa un artista ha realizzato un quadro in cui ipotizzava che nel futuro l’uomo avrebbe comunicato con gli altri solo con il cellulare. Non abbiamo creduto sarebbe stato così, ma invece è esattamente a questo modo. Siamo a cena e tutti hanno in mano il loro telefono invece di conversare con l’altro. La comunicazione e il contatto umano sono valori che non si devono perdere. Credo che l’opera, con la sua tradizione, la sua unione incredibile di tutte le arti, aiuti a conservare questi valori. Uno spettacolo che è fatto con voci umane, con un’orchestra che è composta da uomini e donne, che continua a ricordarci l’immenso valore dell’uomo. Oggi più che mai abbiamo bisogno di questo.

Com’è nato il tuo amore per il canto?
Il mio amore per il canto è nato con l’opera, questa straordinaria forma d’arte che mi permetteva di esprimere emozioni con il movimento del corpo, vivere tantissime storie e vite diverse, anche in diverse lingue, viaggiare. Avere la possibilità di combinare tutte queste sfaccettature e tutte queste arti mi ha aperto l’anima. Mi ha sempre appassionato studiare e in questo mestiere non si smette mai di farlo. Un altro elemento che ha fatto nascere in me l’amore per l’opera è Maria Callas. Il mio professore di canto, quando avevo quindici anni, mi ha consigliato di andare in biblioteca dove avrei potuto trovare dei dischi da ascoltare, perché comprarli erano davvero molto costosi a quell’epoca. Così mi recai lì e vidi per la prima volta il viso di Maria Callas, con quegli occhi bellissimi. Ho sempre cercato di immaginarmi com’è la persona dietro la voce che sento nei dischi, e lei mi toccava il cuore in ogni modo. Ricordo le sue frasi de “La Traviata”! Di solito non ascolto molto le registrazioni, un po’ perché sono sempre in giro e non ho la possibilità e delle volte perché cerco di staccarmi un po’ dall’opera e ascoltare un altro tipo di musica nel mio tempo libero. Però quando ricerco Maria Callas e la ascolto mi si riaccende di nuovo questo fuoco e l’ispirazione dentro di me: per come pronuncia la parola, per come sa creare un’interpretazione. E’ pazzesca, mi commuove il colore della sua voce, la sua tecnica….Una donna affascinante….ascoltarla non mi basterà mai, la adoro!

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©Dario Acosta

Nel creare la tua Violetta in che cosa è stata di ispirazione Maria Callas?
Sì, sicuramente è stata un modello per me. Come tutti i grandi ruoli ha bisogno di un’ispirazione iniziale, per poi trovare la nostra voce per quel ruolo, la nostra interpretazione. Questo è importante per me e per tutti. Per esempio preparandomi per il debutto in Ernani, ho ascoltato la registrazione della Callas di “Ernani involami”. La Callas non ha cantato il ruolo completo, ma alla fine ci sono delle frasi dove Elvira si scaglia contro Ernani e Silva, per chieder loro di lasciare da parte la rabbia e l’orgoglio e la vendetta, e in quei momenti penso sempre a come la Callas avrebbe detto quelle parole. E’ come una musa per, ho il suo colore di voce nella mia immaginazione ed è una totale ispirazione per me. Non ho una voce simile alla sua, ma cerco di assorbire il suo spirito. E qui a Milano, alla Scala, la Callas mi segue ed è sempre con me!
Alla Scala hai cantato anche Violetta, che è una delle più grandi interpretazioni della Callas…
E’ stato meraviglioso cantare questo ruolo alla Scala, nella bellissima produzione di Liliana Cavani. E’ stato molto speciale anche perché sul podio avevamo Nello Santi, che ha debuttato proprio con quest’opera e che conserva le memorie di Toscanini e quindi di tutta quella storia di cui anche la Callas fa parte.

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©Dario Acosta

E qual è l’emozione di cantare alla Scala?
Sono tante tante emozioni. C’è la storia qui. E’ il tempio dell’opera, anche per tutti i grandi personaggi che sono passati da questo palcoscenico: Mirella Freni, Renata Scotto, Renata Tebaldi. E’ un orgoglio per me cantare qui, la gioia di camminare sulle assi di questo palco. Entro dall’ingresso artisti di Via Filodrammatici, passo nei camerini, poi arrivo in scena, e ho i brividi. Lascio fuori tutto, anche il cellulare (ride)…anche se alla prima con la mia assistente faremo un take over su Instagram!
Parliamo di Donna Elvira, un debutto per te in un ruolo diverso dal tuo solito repertorio, forse più pesante…
Sì, sicuramente. Mi sono preparata molto e non vedo l’ora di debuttarla. Prima di tutto essere invitata a cantare questo ruolo in questo teatro è un onore che non mi aspettavo. Conoscevo l’aria “Ernani involami”, che è sempre stato un brano che mi commuoveva profondamente. Quando ascolto questi momenti verdiani, sento il mio sangue cambiare, si sente un palpito e una pulsazione in questa musica e nelle sue armonie che è davvero straordinaria. Mi emoziono e mi entusiasmo a cantare questa musica. Il ruolo di Elvira però non è solo la sua aria, e quindi ho voluto capire molto bene com’era prima di accettarlo. Ho guardato lo spartito, osservando la scrittura verdiana, ho fatto delle ricerche sulla prima interprete e sulle sue caratteristiche vocali, ho studiato bene in tessuto orchestrale, per capire come viene sostenuta la voce, quanto è imponente l’organico. Ho scoperto in questo modo i tanti colori che ci sono in questa partitura e credo che con la mia voce posso giocare su questo aspetto. E’ un ruolo lirico, che forse può essere fatto anche in maniera più pesante e da voci più corpose, ma come per tutti i ruoli che accetto cerco di non spingere mai la mia voce oltre i limiti. Per me la cosa più importante è capire il personaggio e cercare di ritrarlo il meglio possibile. I fattori che mi hanno convinto ad accettare di interpretare Elvira sono vari, il primo è che il dramma da cui proviene l’opera è di Victor Hugo, un autore che Verdi amava molto e del quale “Le Roi s’amuse” ha ispirato “Rigoletto”, che è un’opera successiva. Ernani rappresenta inoltre la prima collaborazione di Verdi con Francesco Maria Piave, che è anche l’autore del libretto de “La Traviata”. Siamo ancora nel periodo del primo Verdi e la mia curiosità era vedere il tipo di scrittura che Verdi e Piave hanno utilizzato per il ruolo di Elvira e quali sono le differenze con le opere che hanno realizzato insieme successivamente. Infine, non ci sono molte occasioni di cantare “Ernani” oggi, perché è un’opera che viene messa in scena non molto spesso. Sono felice di cantare questo ruolo, perché mi permette di entrare di più nel mondo verdiano, e spero un giorno di poter interpretare per esempio le due Leonore, quella de “Il Trovatore” e quella de “La forza del destino”. Non subito e neanche nei prossimi tre anni, ma nel futuro spero che possano arrivare. Intanto ne approfitto per conoscere meglio Verdi e questi ruoli meravigliosi. I miei personaggi di solito sono giovani ragazze, angeli, donne che si sacrificano per amore, o personaggi come la Contessa delle Nozze di Figaro. Elvira è una donna nobile, che scatena il desiderio di tre uomini diversi e di età diverse: c’è Ernani, un giovani che è diventato un bandito, Silva che è il suo promesso sposo e Don Carlo. Sono molto interessanti le relazioni tra questi personaggi, in questo mondo dove l’amore non è una priorità, ma invece lo è l’onore. Come interprete per me tutto questo è un nuovo mondo.
Anche musicalmente ci sono grandi momenti di relazione con gli altri personaggi…
Si….ho scherzato con i miei professori, perché dopo ogni scena c’è un grande concertato con il coro. Ho avuto un po’ le stesse sensazioni con il “Falstaff”, dove appena comincia un’aria o una frase melodica cambia il clima immediatamente. Certamente queste due opere sono di anni e stili diversi, ma Verdi ha sempre una sua cifra stilistica personale. E’ il mio compositore preferito e credo che tutti desiderino avere la possibilità e il dono di poter cantare la sua musica. Cantare Verdi è come una specialità per uno sportivo. Così è per i miei meravigliosi colleghi, l’Ernani di Francesco Meli, con il quale avevo già cantato Traviata alla Scala, Simone Piazzola e Luca Salsi che si alterneranno nel ruolo di Don Carlo, e Ildar Abdrazakov come Silva. Francesco, Luca e Ildar hanno già cantato il ruolo più di una volta, e anche con il Maestro Riccardo Muti, e questo rende ancora di più piacevole questa produzione e sono stata felice quando ho saputo che avrei cantato con loro. Abbiamo lavorato molto, con grande cura e grande coraggio…

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©Dario Acosta

Anche perché è un titolo che ritorna alla Scala dopo molti anni…
Esatto! Come sempre è un lavoro che richiede una grande forza e che è accompagnato da anche dalla tensione. Sono contenta però di essere sul palco, soprattutto accanto a colleghi che sono grandi colleghi e anche grandi esseri umani. Quando si lavora con appoggio reciproco, rispetto e sincerità, c’è sempre un clima migliore per lavorare e il risultato ne trae beneficio. Non succede ogni volta, anche perché spesso non c’è il tempo per creare dei legami di amicizia. Fortunatamente in questo tutto questo c’è stato!
Ci sono altri ruoli del primo Verdi che ti piacerebbe affrontare?
Sì, sono ruoli che non ho ancora studiato ma mi piacerebbe affrontare per esempio Lucrezia de “I due Foscari”. Io sono una persona che affronta con cautela il percorso professionale, affrontando lentamente nuovi ruoli o nuovi repertori. Per ora vedremo come andrà con Elvira, che è un ruolo che andrà crescendo mano a mano che lo affronterò. E’ un ruolo che mi ha preso mente e cuore, mi sento totalmente immersa nel suo mondo.
In questa stagione tornerai anche ad essere Mimì, che è il tuo cavallo di battaglia…
Adoro essere Mimì….è un personaggio che è sempre in cambiamento, come Violetta. Non è mai la stessa. La voce cresce, la tua vita cambia, ti porta ad affrontare bei momenti e momenti difficili, che influenzano poi la mia interpretazione del personaggio. Luciano Pavarotti per esempio non ha mai abbandonato il suo Nemorino durante tutta la sua carriera, per me è lo stesso con Mimì. Tornare a “La Bohème” è molto importante per la mia sensibilità, non tanto per il canto. E’ fondamentale per la mia sensazione di essere artista, per la mia espressività. Mimì è per me puro Sole, è malata ma non lo sa e vive la vita con tutta la sua solarità. La sua luce risplende per tutta Parigi, tutta la Francia e tutta l’Italia. La sua è una morte dolce, dopo che ha visto il suo Rodolfo. Per me tornare a lei è come riscoprire e provare ancora una volta l’amore. Mi ispira molto, anche nel cantare delle belle frasi, sempre con dolcezza, con una linea lirica bella, giovane, fresca. Mimì è passione. Il III atto è sempre quello più drammatico per me, forte e intenso.
Quali saranno i tuoi prossimi debutti?
Il mio prossimo debutto sarà Donna Anna in “Don Giovanni” alla Houston Grand Opera. Mi piace molto poter cantare Mozart, lo ritengo assolutamente importante. Sono personaggi appassionati e cerco di mettere sempre tanta emozione quando li interpreto. Mozart aiuta, credo tutti, in questo senso. La sua scrittura è molto classica e le espressioni della rabbia e del dolore sono sempre misurate. Il tessuto musicale è molto trasparente e quindi sei costretto ad essere in perfetta forma per cantarlo. Sei praticamente “nudo” quando canti Mozart: penso all’attacco della Contessa, “Porgi amor”…
Donna Anna è un ruolo di grande temperamento, sicuramente diversa dalla Contessa….
Lei è veramente fuori di sé. E’ giovane e appassionata, ha fatto tanti errori nella sua vita. E’ molto interessante come personalità. Ha tradito suo padre, ha tradito Don Ottavio che è lì che la aspetta…ma soprattutto ha tradito sé stessa.
Forse è anche peggiore di Don Giovanni come essere umano…
Sì, è plausibile. Non si diverte come Don Giovanni (ride), ma la sua realtà la mette in difficoltà. Ha veramente dei problemi di instabilità mentale secondo me. Vedremo come sarà la produzione di Houston, non so se sarà un nuovo allestimento o una ripresa. Mi piacerebbe molto cantarla qui alla Scala, nella produzione di Robert Carsen che è davvero molto molto bella.
Hai avuto una stagione fantastica, con il grande successo di Thaïs e Juliette in “Roméo et Juliette” al Metropolitan…ci sono altri ruoli francesi all’orizzonte?
Mi piacerebbe cantare ancora Thaïs. Non ho in programma di debuttare altri ruoli francesi per ora. Vorrei riprendere oltre a Thaïs un’altra opera di Massenet, ossia Manon. C’è un’altra opera che mi interessa e che però non conosco ancora molto bene e non so se sia adatta alla mia vocalità, ed è “Esclarmonde”. Un altro titolo è “Louise” di Charpentier….mi piacerebbe farla anche soltanto in versione di concerto. La musica francese è divina, la voce assume delle armoniche straordinarie e tantissimi colori. E’ un repertorio meno pesante di quello italiano. In questa musica si va quasi verso la direzione della trasparenza di Mozart. Con la musica francese si può creare la magia, soprattutto con Massenet.

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©Dario Acosta

Ricordiamo quali saranno i tuoi prossimi impegni…
Dopo questo “Ernani” alla Scala, tornerò a New York per Mimì ne “La Bohème” e Alice Ford in “Falstaff”, un altro debutto meraviglioso. Dopo Elvira che è una donna oppressa in un mondo di uomini, ci sarà Alice che è una donna che unita ad altre donne crea scompiglio nella testa di tutti questi uomini! (ride). Farò anche numerosi concerti, ad Istanbul e a Praga, dove canterò i “Vier letzte Lieder” di Strauss e qualche aria di Korngold. Ho sempre amato molto il repertorio tedesco, perché sono appassionata di poesia. Per questo sono affascinata da Strauss…
Magari un giorno sarai una bella Marschallin…
Sì, mi piacerebbe moltissimo!

Grazie ad Ailyn Pérez e In bocca al lupo!

Francesco Lodola

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