Sembrerà una banalità, ma mettere in scena capolavori popolari è la cosa più difficile del mondo: il pubblico ne conosce le parole, la musica, le incisioni più o meno storiche, più o meno riuscite. Così avviene in apertura di stagione al Teatro Filarmonico di Verona, che un “Mefistofele”, opera ormai non più di repertorio, si trasformi per cause di forza maggiore in “Don Giovanni” e un teatro si trovi a fronteggiare un titolo popolarissimo, attesissimo che necessita di mille e mille cure.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

L’operazione però può dirsi abbastanza riuscita.
Convince la messinscena curata da Enrico Stinchelli con le proiezioni firmate da Ezio Antonelli, che racconta la vicenda con linearità e garbo. Di sfolgorante bellezza i costumi di Maurizio Millenotti, che nati per la produzione areniana di Franco Zeffirelli, vengono qui riproposti.
Vorremmo più vivacità e carnalità dall’orchestra diretta da Renato Balsadonna, il quale sceglie tempi forsennati e senza respiri, ma anonimi. Il direttore comunque guida lo spettacolo con eleganza, con lodevole attenzione ai cantanti che accompagna lui stesso al clavicembalo.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Compatto e di ottimo livello in cast.
Tonante il commendatore di George Andguladze. Benissimo assortita la coppia di Masetto e Zerlina: Davide Giangregorio e Barbara Massaro. Il baritono coglie la genuinità del suo personaggio con vocalità franca e di bel colore. Incantevole la Zerlina della Massaro, maliziosa, tenera negli accenti e spigliata in scena, senza inutili bamboleggiamenti.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Veronika Dzhioeva è una Donna Elvira di temperamento focoso, dalla vocalità dall’affascinante colore brunito in grado di scolpire con ardimento i suoi recitativi e di rendere con onore le infide agilità della sua grande aria “Mi tradì quell’alma ingrata”.
Dopo quasi due anni abbiamo avuto il piacere di ritrovare il Don Ottavio di Antonio Poli, dopo averlo ascoltato alla Fenice e abbiamo notato l’ulteriore crescita dell’artista capace di mettere la solare virilità del suo timbro al servizio delle esigenze virtuosistiche del ruolo. In questo senso è esemplare la guaina di carezzevole suono in cui avvolge la ripresa di “Dalla sua pace”, aria tutta tesa sul famoso “passaggio”.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Laura Giordano è una Donna Anna fresca, dalla personalità dinamica, capace di snocciolare con abilità sia le grandi frasi legate di “Or sai chi l’onore” che le agilità del rondò “Non mi dir bell’idol mio”. Nel ritrarre il suo personaggio la aiutano la nobiltà del portamento e la delicatezza della figura.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Biagio Pizzuti si conferma ulteriormente come una bella realtà vocale ed artistica incarnando un Leporello di eccellente comunicatività, in grado di “dire” la parola cantata con gusto, senza mai strafare o caricare il personaggio con atteggiamenti macchiettistici.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Ottimo debutto di ruolo per Andrea Mastroni, un Don Giovanni ideale per preziosità vocale e temperamento scenico. Lodiamo il fraseggio ricco di chiaroscuri, la soavità della mezzavoce, l’imponenza dell’accento drammatico e il vivo senso del teatro. Ci siamo trovati di fronte ad una creazione teatrale e musicale già complessa nelle sue molteplici sfaccettature che non possiamo non ammirare.

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©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Alla fine un calorosissimo successo con numerose chiamate alla ribalta.

Francesco Lodola

Verona, 27 gennaio 2019

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