Un nuovo allestimento di Rigoletto, in coproduzione col Teatro Massimo di Palermo, con la Shaanxi Opera House di Xi’an (Cina) e con l’Opéra Royal de Wallonie di Liegi, ha segnato la conclusione della trilogia popolare verdiana rappresentata interamente al Teatro Regio di Torino nella stagione 2018-2019 partendo dal Trovatore di ottobre e proseguendo con la Traviata di dicembre.
L’allestimento in questione ha segnato il debutto dell’attore e regista cinematografico italoamericano John Turturro come regista d’opera. In questo ruolo, Turturro, ha indubbiamente portato sul palcoscenico la propria esperienza nel mondo del grande schermo, sfruttando azione e linguaggio filmico e ricreando perfettamente un tetro ed autunnale ambiente padano, di una Mantova settecentesca immersa drammaticamente in un’atmosfera cupa e nebbiosa, grazie anche alle luci di indubbia efficacia di Alessandro Carletti riprese da Ludovico Gobbi , alle scene di Francesco Frigeri ed ai costumi di Marco Piemontese.

©️Edoardo Piva

L’attinenza al libretto di Francesco Maria Piave non è totale: l’intera vicenda viene appunto posticipata di circa due secoli, Maddalena si trova in scena nel duetto del primo atto tra Sparafucile e Rigoletto, Gilda non si trova morente nel sacco che dovrebbe contenere il cadavere del Duca, ma entra camminando dal lato del palcoscenico come una sorta di visione, per poi spirare tra le braccia del padre; gli stravolgimenti non appaiono dunque così drastici e disturbanti, ciononostante risultano non sufficientemente giustificati e appoggiati da un concreto filo logico nella drammaturgia, rivelandosi infine come un capriccio registico e nulla più.
A tratti fuori luogo risultano le coreografie di Giuseppe Bonanno.
Suggestivo il sipario con un richiamo al celebre affresco di Giulio Romano presente nella Sala dei Giganti di Palazzo Te, a Mantova.

©️Edoardo Piva

Passando al versante musicale, alcuni dubbi sono sorti con la direzione di Renato Palumbo.
Il maestro, alla conduzione dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino, più volte conduce tempi o troppo veloci o lenti, ma ciò che più è risultato fastidioso è stata l’incapacità di gestire la mole di suono dell’orchestra nel “cortigiani, vil razza dannata” tanto da coprire Carlos Álvarez, il quale certamente non ha una voce piccola, rovinando così irrimediabilmente l’azione drammatica, che per essere tale non necessita certamente di un simile volume dall’orchestra.
Ottimo il coro del Regio, diretto da Andrea Secchi.

©️Edoardo Piva

Carlos Álvarez è indubbiamente il trionfatore della serata.
Il baritono spagnolo torna sul palcoscenico sabaudo dopo il Don Giovanni della scorsa estate, riuscendo a convincere il pubblico sabaudo per una voce potente, ricca di armonici, rotonda, e per un’interpretazione carica e sempre partecipe, senza per questo mai perdere di vista, anche nei momenti più drammatici, l’eleganza del difficile fraseggio verdiano.
Scenicamente, il coinvolgimento che riesce a creare è altrettanto travolgente, confermandolo interprete notevole e completo, di assoluto riferimento nel ruolo.

©️Edoardo Piva

A raccogliere ampi consensi è stato anche il soprano Ruth Iniesta.
La giovane cantante, anch’ella spagnola, ha sorpreso e conquistato il pubblico torinese per un piacevolissimo timbro chiaro e cristallino, un’ottima tecnica che le consente sicurezza nell’acuto e nelle impervie agilità, ottimo volume in tutti i registri (fatto, se si vuole, insolito per il ruolo) e non meno importante e scontato, grande padronanza del linguaggio e della pronuncia. Per quanto riguarda l’interpretazione, la sua è una Gilda decisa, lontana dai soliti cliché di fanciulla noiosamente ingenua.

©️Edoardo Piva

Meno convincente è la prova del tenore Stefan Pop.
Il cantante rumeno, bravo e spigliato attore, vocalmente ha esibito qualche acuto un po’ troppo spinto e un uso piuttosto ristretto delle dinamiche. , con la voce sempre tendente al forte. Sono venute quindi a mancare nel fraseggio una parte di quelle sfumature caratteriali proprie al ruolo del Duca, che vanno oltre l’apparenza del giovane baldanzoso dal canto spavaldo e gagliardo.

Gianluca Buratto è uno Sparafucile di lusso, vocalmente stupendo.
La voce è scura, possente, non ingolata e scurita e non costretta nel vibrato, da vero basso degno della migliore tradizione italiana. Ci auguriamo di risentirlo presto al Regio, in ruoli ancora più centrali.
Maddalena è interpretata correttamente dal mezzosoprano Carmen Topciu.

©️Edoardo Piva

Ben cantate le numerose parti di fianco, a cominciare dalla Giovanna di Carlotta Vichi e proseguendo col Monterone di Alessio Verna, col Marullo di Paolo Maria Orecchia, col Borsa di Luca Casalin, col conte di Ceprano di Federico Benetti, con la contessa di Ceprano di Claudia De Pian, con l’usciere di Giuseppe Capoferri e col paggio di Giulia Della Peruta.

Alla fine della serata, numerosissimi e lunghi applausi per il baritono Carlos Álvarez e per il soprano Ruth Iniesta.

Stefano Gazzera

Torino, 17 febbraio 2019

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