Una Traviata “cinematografica”
L’8 agosto c’è stata l’ultima recita di Traviata nella splendida cornice delle terme di Caracalla, a conclusione di una fruttuosa stagione estiva del teatro dell’opera di Roma.
L’allestimento, già proposto nella scorsa stagione, con la regia di Lorenzo Mariani è molto adatto agli enormi spazi di Caracalla e soprattutto è estremamente piacevole e ben pensato, trasformando Violetta in una diva anni 50’ e 60’, con scene e costumi che richiamano l’universo di Fellini e della sua “La dolce vita”. Nell’insieme risultano piacevoli le luci di Roberto Venturi, i video proiettati sulle grandi rovine di Caracalla di Fabio Iaquone e Luca Attili, le scene di Alessandro Camera e i Costumi di Silvia Aymonino.

©️Yasuko Kageyama/TOR

Il Reparto vocale in questa ultima recita è stato invece non del tutto soddisfacente, con poche eccezioni. Se si ricorda il celebre aneddoto/mito secondo il quale per interpretare Violetta sarebbero necessari 3 soprani, Valentina Varriale, si trova in difficoltà nel primo atto, in cui è necessaria una vocalità più leggera per affrontare le innumerevoli difficoltà vocali. In realtà, il soprano, già diplomata nello Young Artist Program del Teatro dell’Opera, ha portato a casa il primo atto con tanto di Mi bemolle acuto finale, ma non con la disinvoltura e con il carattere con cui ha condotto il secondo e il terzo atto, che l’hanno resa la vera stella della serata. Non a caso il pubblico, a fine serata, l’ha omaggiata con lunghi applausi e ovazioni; speriamo dunque di vederla in futuro in ruoli più lirici.

©️Yasuko Kageyama/TOR

L’Alfredo di Alessandro Scotto di Luzio è stato piuttosto insoddisfacente. Sicuramente c’era di base una stanchezza vocale, infatti nonostante il timbro piacevole e una buona presenza scenica, tutti i passaggi verso l’acuto erano incerti. Passato il primo atto con facilità, nel secondo e terzo le difficoltà sono affiorate con evidenza, a partire dalla cadenza a conclusione della celebre aria del secondo atto e dalla cabaletta. Giorgio Germont era interpretato da Marcello Rosiello, il quale ha il fisico del ruolo, e una voce dal timbro piacevole. Nella serata dell’8 la prima ottava era un po’ velata, ma negli sfoghi acuti, molto frequenti nella parte di Germont, la voce si liberava mostrando la reale bellezza del timbro.

©️Yasuko Kageyama/TOR

Efficaci sulla scena e vocalmente sono stati anche la Flora di Irida Dragoti, la Annina di Rafaela Albuquerque, e il Gastone di Murat Can Guvem, tutti dal programma del teatro “Fabbrica”. Ottimi anche il Marchese di Domenica Colaianni, il Barone di Roberto Accurso, Il dottore di Graziano Dallavalle e le piccole parti del Commissionario, di Leo Paul Chiarot, un domestico, di Alessandro Fabbri, e Giuseppe di Aurelio Cicero.
Altro grande protagonista in questa opera verdiana, e trionfatore della serata è il coro diretto dal Maestro Roberto Gabbiani e l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, diretta da Manlio Benzi, di cui si è apprezzata la direzione morbida e precisa.

Paolo Mascari

Roma, 8 agosto 2019

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