Dopo “Così fan tutte” del 2017 e “Le nozze di Figaro” del 2018, con questo “Don Giovanni” il teatro dell’Opera di Roma chiude la trilogia Mozart – Da Ponte con un cast d’eccellenza e con le scene di Samal Blak, i costumi di Anna Bonomelli, i movimenti coreografici di Ron Howell e le luci di Giuseppe di Iorio. Sul podio Jérémie Rhorer che, con l’orchestra del teatro dell’Opera, accompagna magistralmente gli interpreti dandogli spazio. Nel cast troviamo, nei panni di Don Giovanni, Alessio Arduini a cui certamente non manca il “physique du rôle”. A questa presenza scenica si aggiunge una recitazione attenta ai particolari e una voce avvolgente ed omogenea anche nelle parti più acute. Accanto al libertino c’è il suo fedele servitore, Leporello, interpretato da Vito Priante. Anche lui è molto convincente nel ruolo, con una recitazione coinvolgente, divertente ed un timbro fermo, deciso e pulito.

Una delle donne ingannate da Don Giovanni è Donna Anna, impersonata da Maria Grazia Schiavo, la cui voce chiara e penetrante ha stregato il pubblico che le ha dedicato numerose ovazioni dopo l’aria “ora sai chi l’onore” oltre che al termine della recita. Al suo fianco troviamo Juan Francisco Gatell, Don Ottavio, che, essendosi infortunato al termine della prima di mercoledì 27 settembre, era in scena con una stampella ma questo non gli ha impedito di cantare. Celebre tenore belcantista, Gatell interpreta magistralmente il ruolo grazie al suo timbro squillante e dolce; potendosi muovere ben poco riesce comunque a dare una buona interpretazione.

La Donna Elvira nella visione di Graham Vick non è più una nobildonna ma una suora, probabilmente perché le conquiste di Don Giovanni sono sempre sorprendenti. Elvira è una donna furiosa e questo sentimento fuoriesce attraverso il timbro deciso e certe volte anche violento di Salome Jicia. L’ultima conquista di Don Giovanni è una giovane sposa, Zerlina. Marianne Croux riesce perfettamente a rendere il vero animo di questo personaggio, che a prima vista può sembrare innocente ma che in realtà non è così. A dimostrazione di ciò si aggiunge il suo timbro caldo che dà l’idea di un personaggio molto sensuale. Il suo consorte, Masetto, è interpretato da Emanuele Cordaro ed è molto convincente nel suo ruolo, quello di un uomo di paese che farebbe di tutto per non perdere il suo onore. Da non dimenticare è il Commendatore, interpretato da Antonio di Matteo, personaggio poco presente ma essenziale, poiché dalla sua morte comincerà la rovina di Don Giovanni. Il coro del teatro dell’Opera, presente in pochi momenti è preparato come sempre magistralmente dal maestro Roberto Gabbiani.

Per quanto riguarda la regia, Graham Vick ha voluto dare, come le altre due opere di Mozart che ha diretto gli scorsi anni a Roma, una lettura fresca ed innovativa al libretto di Da Ponte. Presenta così un’opera in chiave moderna. È una regia apparentemente convincente durante le prime scene ma nel finale del primo atto il corpo di ballo è sulla scena che simula numerosi atti sessuali durante l’esibizione dei cantanti. Il quadro ha destato non solo stupore ma anche ribrezzo nel pubblico romano, che si è lamentato alla fine dell’atto stesso; inoltre in questi attimi si è notato come l’attenzione non fosse più incentrata sugli interpreti e sulla musica poiché era posta su quello che stava succedendo intorno a loro, quando una buona regia dovrebbe fare attenzione a valorizzare prima di tutto l’arte della musica. Nonostante ciò al termine della serata il cast, come il direttore e il corpo di ballo sono stati ricoperti di applausi e di ovazioni.
Sara Feliciello
Roma, 29 settembre 2019