Il Pirata non è solo uno dei capolavori belliniani, ma è verosimilmente il primo assoluto capolavoro del compositore catanese, reduce da una già interessante Bianca e Fernando, all’epoca in realtà ancora Bianca e Gernando. Inutile dire che quando si ha la rara possibilità di assistere ad una rappresentazione di quest’opera, le aspettative sono inevitabilmente alte, così come le difficoltà.

Al Teatro dell’Opera di Zurigo ne è andata in scena una versione in forma di concerto, e l’ottima acustica e le ridotte dimensioni dell’Opernhaus si sono rivelate una cornice perfetta. La qualità e la chiarezza dei suoni che si percepivano nella sala era quasi impressionante, così come la quantità di dettagli che nei grandi teatri, ancor più con la presenza di grandi e dispersive scene, si perdono inevitabilmente. Arma tremendamente a doppio taglio per gli artisti coinvolti, che dovranno così prestare particolare attenzione alla pulizia vocale in un contesto in cui quasi ogni piccolo schiarimento di voce o ogni piccola imperfezione nella linea di canto vengono nettamente distinti.

L’Orchestra Filarmonica di Zurigo è senza dubbio un’eccellenza: il suono è pura bellezza ed il Direttore Iván López-Reynoso riesce a far emergere un’ottima impronta belcantista, dando ampio spazio alla cura del suono ed alla precisione ritmica, che risultano ottime. L’equilibrio tra i suoni è sicuramente un aspetto delicato in ambienti così piccoli. Il risultato è impeccabile tra Orchestra e cantanti solisti, mentre meno riuscito è l’equilibrio col Coro dell’Opera di Zurigo (istruito dal Maestro Janko Kastelic), che al fondo del palcoscenico risulta spesso troppo ovattato rispetto alla mole proveniente dal complesso strumentale.

Imogene è stata interpretata da Irina Lungu, affermato soprano belcantista e non solo, in tutto il mondo, la quale nonostante fosse al debutto nel ruolo non ha tardato a farci comprendere la ragione di questa nomea: oltre ad una prodigiosa sicurezza negli acuti, brillanti e sempre centrati, ed una precisione nelle agilità, pulite ed in perfetto stile belliniano, sorprende (ancor di più rammentando la versione in forma di concerto) il fraseggio e la profondità con cui il ruolo viene scolpito ed indossato dalla cantante, come se fosse collaudato ed interpretato già da lungo tempo. Ottimi i duetti e la scena finale della pazzia, accolta da lunghi e calorosissimi applausi da parte del pubblico svizzero. Konstantin Shushakov è Ernesto. Il baritono russo ha tutte le carte in regola per un’ottima esecuzione, e così accadeva. La voce bruna riempiva la sala senza difficoltà, la presenza scenica convinceva ed accompagnava il curato fraseggio che delineava un personaggio cupo, spietato, ma composto.

Il pirata, Gualtiero, è stato interpretato da Andrew Owens con grande partecipazione. Gli acuti sono prodigiosi, squillanti, sostenuti e sempre centrati. Tutte le note quasi tutti i passaggi di una scrittura impervia sono stati risolti in maniera completamente convincente. Il ruolo è, dopotutto come dicevamo, temerario e spietato ed il tenore americano se la cava comunque egregiamente, venendo salutato da un pubblico entusiasta.

Particolarmente convincente, anche se impegnato nel ruolo minore di Goffredo, Stanislav Vorobyov, vero basso dalla voce piena, corposa e scura. Hanno completato correttamente il cast Thomas Erlank nei panni di Itulbo e Irène Friedli nei panni di Adele.

Al termine della serata, dopo i lunghi applausi tributati da un soddisfatto pubblico, rimane la gioia di aver assistito ad una grandissima opera, troppo raramente rappresentata, con un grande debutto nel ruolo della protagonista femminile.

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